Nadal fa cinque, Roma è sua
Che derby: alla fine vince la Clijsters
La sfida tra Clijsters e Henin si decide solo al tie-break del terzo set ma in finale ci va Kim. Affronterà Venus Williams...
In “semi” sfida Nadal-Roddick
Rafael Nadal asfalta Jo-Wilfried Tsonga mentre A-Rod batte lo spagnolo Nicolas Almagro. Sarà l?ottava sfida tra i due...
Eterno Ljubicic. Roddick KO
Indian Wells celebra il primo alloro in un Master 1000 del croato che, dopo Djokovic e Nadal, batte in finale anche A-Rod con un doppio 7-6...
Nadal è 4°... e sta fermo!
Dopo quaranta mesi sul podio del ranking Atp, lo spagnolo da questa settimana scende al 4° posto. E con il dubbio sull?infortunio al ginocchio
Sweet 16 per Federer
Sontuosa prestazione di Roger che batte 6-3 6-4 7-6 Andy Murray. Lo scozzese cede 13-11 un tiebreak mozzafiato in cui non sfrutta 5 setpoint
Serena cala il pokerissimo
La Williams sconfigge la Henin 6-4 3-6 6-2 al termine di una vera e propria battaglia di nervi. L'americana raggiunge Billie Jean King a quota 12 slam
"Quando Andy ha vinto non ero al top"
Federer passeggia contro Tsonga e pensa alla finale con Murray. Negli scontri diretti è sotto di 6-4 ma, assicura, non ero in piena forma. Leggi l'intervista
Federer in finale: ora c'è Murray
Roger devasta il n.10 del mondo Jo-Wilfried Tsonga e raggiunge lo scozzese in finale. Tre set senza storia, Tsonga senza chance
L'urlo di Murray scuote Melbourne
Dopo un avvio in salita lo scozzese piega Marin Cilic e vola alla sua seconda finale Slam. Sarà di nuovo Roger Federer il suo avversario?
In finale Serena e la Henin
Le semifinali degli Australian Open 2010 hanno visto una belga dominante e una Serena concreta. Fallisce l'attacco cinese
Federer-Tsonga la seconda semifinale
di Gabriele Riva & Daniele Rossi - www.tennisitaliano.it
Non si vedeva una partita tanto a due facce dai tempi della finale di Champions League del 2005 tra Milan e Liverpool. Nel quarto di finale più atteso del tabellone maschile Roger Federer, n.1 del mondo, ha battuto la testa di serie n.6 del tabellone australiano, Nikolay Davydenko. Il russo aveva vinto gli ultimi due scontri diretti, uno al Masters di Londra a fine 2009 e uno a Doha, in questo primo scorcio di 2010. Ecco perché tutti aspettavano frementi. Ma Federer aveva avvisato: ?Guardate che tre set su cinque invece che due su tre, è tutta un?altra cosa?, aveva detto. Non che abbia scoperto la ruota, comunque sia, aveva ragione.
Sta di fatto che il Federer che è sceso in campo oggi è stato un Federer a due facce. Inguardabile la prima, da far invidia a Charlize Theron la seconda. Tutto con la complicità di Davydenko, salito e sceso in maniera inversamente proporzionale allo svizzero. Il gioco del fratello di Eduard ha ricordato la famosa PlayStation citata a Londra da Del Potro solo per un set e mezzo. Certo che Roger ha preso un bello spavento: pronti via e 4-1 sotto. Nel primo turno di servizio il n.1 del mondo ha dovuto affrontare, salvandole, due palle break. Poi ha subito due break consecutivi.
6-2 al primo set point, senza storia. Dicono più i numeri delle parole: per Federer solo il 52% di prime palle, quattro punti conquistati sulla seconda di servizio, uno su quattro; quattro palle break concesse. Quello che però i numeri omettono è la condizione di Kolya: pauroso. Velocissimo. Reattivo. Nervoso, nel senso buono del termine. Insomma, quello che si è visto negli ultimi mesi. Quello che ha battuto Top 10 su Top 10, Rogi e Rafa compresi. Quello che se il ranking lo facesse un uomo e non un computer occuperebbe il primo posto della classifica 2010.
La musica sta per cambiare, ma non ne dà alcuna avvisaglia. Il secondo parziale si apre con tre palle break (due consecutive) che portano il russo - ancora - sopra di un break. Roger non è mai nemmeno arrivato vicino a strappare il servizio a Davydenko, di palle utili per farlo neanche a parlarne. In campo c?è sempre Dr Roger: altre due palle break consecutive nel quinto game. Poi una terza: Davydenko la spreca affossando in rete un rovescio a metà campo su una palla steccata dallo svizzero. Deve aver cambiato idea un paio di volte prima di decidere cosa fare: grave errore. E? la svolta. Esce Dr Roger, entra Mr Federer...
Prima, ogni volta che Federer si presentava al servizio, era un break potenziale. Manco fosse un match femminile. Dopo, è tornato il braccio sciolto, le prime vincenti, gli ace, le volée e tutto ciò che di federeriano conosciamo. Si era a un passo dal 1-4 e si vola 5-3 Federer. La risposta di Davydenko non è più così efficiente, così come la profondità e l?intensità dei colpi da fondo. I piedi non viaggiano più come all?inizio. Parziale di 14 punti a uno, poi una striscia infinita di palle break, di game in favore di Federer e di servizi tenuti a zero o quasi. Un set pari.
In apertura di terzo la rottura prolungata di Davydenko prosegue. L?ovetto è dietro l?angolo: 6-0 concedendo solo due punti in cinque turni di servizio (dalla metà del secondo set). Tra terzo e quarto parziale arriva anche il dodicesimo game consecutivo dello svizzero: praticamente 6-0 6-0. Finalmente Davydenko tiene il servizio e interrompe l?emorragia di 13 giochi consecutivi persi. Gli improvvisi segni di vita del russo regalano un finale di quarto set ancora una volta imprevedibile. Davydenko piazza la zampata, vale a dire il break, proprio mentre Federer sta servendo per il match: lo fa dopo aver annullato il primo match point dell?incontro con una risposta di rovescio pazzesca. Con un?altra risposta vincente, stavolta di diritto, guadagna la palla break per allungare la partita. La sfrutta con un passante incrociato di rovescio.
L?undicesimo game, Davydenko al servizio, è il più lungo dell?incontro. Si va ai vantaggi: Federer ha quattro palle break. L?ultima è quella buona per andare a servire (la seconda volta consecutiva) per un posto in semifinale. Per lui significa molto: intanto la 23esima semifinale consecutiva in un torneo dello Slam, e poi ricacciare le ambizioni di Djokovic sullo scettro del regno Atp. Motivi più che validi per chiudere il match con un game a zero. Partita strana, schizofrenica ma, a suo modo, spettacolare.
Al microfono di Jim Courier, in mezzo alla Rod Laver Arena, un Federer raggiante (e te credo!) spiega che all'inizio quel sole che andava e venive sulla struttura gli ha dato non poco fastidio. Sole o non sole, se la vedrà con Jo-Wilfried Tsonga sulla strada del suo 16° Slam...
Dopo i saliscendi di Federer-Davydenko, ecco un altro match da montagne russe, caratterizzato da continui ribaltamenti di fronte, giocate spettacolari e colpi di scena.
Ne è uscito vincitore ancora una volta Jo-Wilfried Tsonga, che ha battuto la testa di serie numero tre, Novak Djokovic, col punteggio di 7-6(8) 6-7(5) 1-6 6-3 6-1.
Ci si aspetta equilibrio e spettacolo tra due dei giocatori più divertenti del circuito ed è infatti così fin dal primo set. Dopo essersi scambiati un break a testa, Djokovic scappa sul 5-3 e va a servire per il set, ma commette due rovinosi doppi falli che rimettono in corsa Tsonga, che completa la rimonta e allunga il set al tie-break. Combattutissimo anche il gioco finale che vede il francese vincere per 10 punti a 8, dopo aver anche annullato un set point al serbo.
Nel secondo set Djokovic prova ad allungare breakkando sul 2-2, ma ricambia subito il favore cedendo il servizio con l'ennesimo doppio fallo. Si seguono i turni di battuta fino al secondo tie-break del match: parte meglio Nole che si porta sul 3-0, poi si fa rimontare fino al 4-3, riesce a riequilibrare la situazione con un paio di numeri e alla fine effettua il sorpasso e conclude al primo set point. Il terzo parziale viene dominato dal numero tre del seeding, che sull'onda dell'entusiasmo lascia appena un gioco ad uno Tsonga, sempre più nervoso e falloso: 6-1 in trentasette minuti.
Per ?Djoker? sembra fatta ma l'imprevisto è sempre in agguato. All'inizio del quarto set il serbo inizia ad accusare evidenti problemi allo stomaco, tanto che chiederà il medical time out per una provvidenziale sosta al bagno sul 2-0 per Tsonga. Quello che torna in campo è un Djokovic sicuramente più...?leggero?, ma anche più debole e pallido. Va sotto 5-0 in un lampo senza riuscire a mettere una pallina in campo, poi ritrova magicamente le forze per rimontare fino al 5-3, ma Tsonga non si lascia sfuggire la seconda occasione e incamera il parziale, rimandando tutto al quinto set. Djokovic sembra recuperare pian piano le forze, ma sono più che altro sprazzi di classe e colpi frutto della disperazione. ?Cassiu Jo? ne approfitta senza pietà e strappa due volte il servizio in apertura di set, la seconda grazie al nono doppio fallo di Djokovic; Tsonga si invola quindi senza ostacoli verso una facile vittoria, che si materializza sotto forma di un impietoso 6-1.
Successo tutto sommato meritato per Tsonga, che coglie la seconda semifinale in uno slam (la prima sempre a Melbourne nel 2008) e che ha dimostrato di avere doti tecniche e fisiche eccezionali. Soffre però ancora di grossi passaggi a vuoto, che, forse, senza il malore di Djokovic avrebbe potuto pagare a caro prezzo. Novak paga invece una prestazione disastrosa al servizio (2 ace e 9 doppi falli), ma soprattutto quel maledetto mal di stomaco che lo ha condizionato pesantemente negli ultimi due set. Tecnicamente non di discute, ma sorge spontaneo qualche dubbio sulla sua tenuta atletica e nervosa, perché, capita sì di stare male, ma a lui capita un po' troppo spesso.
Williams sorridono a metà
di Gabriele Riva - www.tennisitaliano.it
Era una partita già finita. A metà del secondo set Viktoria Azarenka era in pieno controllo, per non dire in totale dominio del suo quarto di finale. Serena Williams sotto un set e 4-0. Pallate terrificanti della bielorussa, che ne ha messe su tutte le righe possibili. Serena sembrava già fuori dagli Australian Open 2010: il posto in semifinale era ormai assegnato a SuperAzarenka. Peccato (per Vika) che la minore delle sorelle Williams abbia il cuore della campionessa. Quando molti avrebbero sciolto, lei ha lottato come una belva ferita.
Ferita dal fatto che è entrata in campo certa di vincere e si è trovata davanti un?avversaria ai limiti dell?ingiocabilità. Il primo miracolo della sua giornata Serena lo compie ad arrivare fino al quattro nel primo parziale. Già sul 5-2 Vika Azarenka ha avuto tre set point (di cui due consecutivi), annullati dalla minore ma più titolata delle sorelle Williams. Sul 5-4 altre tre palle set, questa volta sul proprio servizio, e la Azarenka si porta avanti un set con una risposta buttata da Serena. 6-4 in 58 minuti. Ciò che ha più impressionato è stata la grande efficacia nella risposta della bielorussa. Vika sembrava sapere in anticipo le traiettorie del servizio di Serena, si spostava benissimo coi piedi e piazzava la risposta se non vincente risolutiva. I numeri aiutano a capire: tre break su cinque turni subiti dalla giocatrice più devastante al servizio della storia del tennis femminile. E nei due casi in cui è riuscita a non subire il break, Serena è dovuta risalire dal 15-40. Tutto merito di Vika, ma colpa anche un po? delle percentuali: la Williams ha messo in campo il 51% di prime palle nel set d'apertura.
Il secondo parziale si apre con un ace di Serena, che però, come in quello precedente, si trova subito 15-40 e piglia immediatamente il break. In un battito di ciglia si vola sul 3-0, con un parziale di 12 punti a zero. Da qui in poi esce il cuore della campionessa. La rimonta si intravede in lontananza quando, con un solo punto lasciato su nove, Serena dimezza le distanze: 4-2. La differenza di esperienza si fa sentire, l?abitudine a giocare queste partite anche di più. Lo dimostra il doppio fallo di Viktoria sulla palla break che vale il quattro pari. Praticamente la palla su cui la Williams ha costruito la sua - incredibile - vittoria. ?Sul 4-0 sotto non credevo di poter vincere. Mi sono detta: ?se perdo anche in doppio, posso prendere l?aereo venerdì?. Lo ammetto: non è molto un pensiero da campionessa?. Che lo dica non significa che lo abbia fatto per davvero. E infatti... Il livello di fine secondo set è tra i più alti che il tennis in gonnella possa esprimere. Nel tie-break le due si scambiano schiaffoni e botte da orbi. Il quarto punto del gioco decisivo fa paura per intensità e qualità. I due set point che poi avrebbero allungato il match, Serenona se li conquista con ace e risposta risolutrice. Si va al terzo, e il cambio del biglietto in aeroporto non è più un problema della statunitense, ammesso e non concesso che lo sia mai stato...
Il terzo set comincia con una risposta vincente di rovescio di Serena, che mette la palla sulla riga e fa capire che testa e colpi ci sono ancora alla grande dopo quasi due ore di match. A inizio gara la Williams ha corso molto ma dà l?impressione di non risentirne, peggio la Azarenka. Vika ha sprecato molto non solo di gambe ma anche di testa: ha portato avanti un match perfetto, seguendo un game plan stabilito a tavolino molto dispendioso da attuare. Un parziale positivo di 15 punti a 1 porta la ragazza di Compton sul 4-1. Per la seconda volta, ma a parti invertite, non c?è più partita.
Le statistiche (di cui bisogna fidarsi poco perché bisogna vedere chi le tiene, ipse dixit Federer) dicono che su 26 punti fatti complessivamente nel set finale, Serena ne ha conquistati 18 con colpi vincenti. Dei due match point basta il primo per chiudere i conti (dopo oltre due ore e mezza di partita) e andare a vendicare la sorella contro la cinese Na Li.
Ci ha messo due ore e 50 la cinese Na Li a scrivere la storia tennistica del suo paese. Il tempo necessario per recuperare il set di svantaggio contro Venus Williams e vincere 7-5 al terzo. Così, agli Open d?Australia ci saranno ben due rappresentanti della Repubblica Popolare in semifinale (la prima a guadagnarsi il suo spot è stata Jie Zheng, che affronterà la Henin). Mai successo. ?E? qualcosa di molto positivo per il mio Paese - ha detto la ragazza di Wuhan, 28 anni il mese prossimo - questo è il miglior giorno della mia vita?.
Venere aveva già perso da Na Li ai giochi olimpici di Pechino 2008, sempre ?ai sette?, 7-5 7-5. A Melbourne invece si parte al contrario, con Venus che domina nel punteggio e si porta in fretta sul 4-0. In mezz?ora è 6-2. Nel secondo set la sette volte vincitrice di un titolo Slam è anche andata a servire per il match, con lo score sul 5-4. Sembrava fatta. Un solo turno di servizio tra lei e la semifinale contro la sorella. Invece si arriva al tie-break, dove un dominio c?è ma contrariamente a quello che si potrebbe pensare, è della cinese. Sette punti a quattro a chiudere un set che ha visto soli tre punti di differenza conquistati dalle due (46-43).
Il terzo set è breaklandia... Venus tiene il primo game di servizio del parziale, poi sei break consecutivi. Sul 3-4 Na Li compie "l?impresa" e riesce a non farsi strappare la battuta. Poi è lei a fare ancora il break: 5-4 e possibilità di servire per la storia. Ma... indovinate? Giusto: altro break, a zero, e partita allungata al sette. Ancora break, ancora a zero, subito questa volta da Venus. Questa è la volta buona: dopo tre match point la cinese chiude con il diritto. Semifinale, la prima in carriera. Storia. E? stato un match non bello, zeppo di errori, 110 in totale, 53 della Williams.
E dunque Venus? Dopo aver dato una mano a quelli che dicono che ormai può vincere un altro titolo dello Slam solo sull?erbetta di Wimbledon (cinque dei suoi sette sono arrivati a Londra) risponde che ?se nella mia vita avessi dovuto stare a sentire cosa dicono gli altri non avrei mai lasciato il ghetto. In questo sport il cielo è il limite, e io punto a quello?. Sarà, ma per il momento, l'unica a toccare il cielo è Na Li.
Rafa non ce la fa, si ritira. Avanti Murray
di Fabio Bagatella - www.tennisitaliano.it
Andy Murray superstar sulla Rod Laver Arena. Grande prova di forza dello scozzese contro Rafael Nadal. Il campione 2009, sotto 3-6 6-7 0-3 si ritira per un problema al quel ginocchio che già ne condizionò pesantemente la passata stagione. Spagnolo in partita solo nel secondo set e preoccupato per il futuro.
Niente da fare per Rafael Nadal (2) contro un Andy Murray (5) in stato di grazia. Lo spagnolo conferma di non essere ancora al top e rivede lo spettro dell'agonia dell'anno scorso. Lo scozzese, solido e convincente, prosegue nella sua marcia trionfale: è in semifinale senza aver perso neppure un set. Alla luce del sostanziale equilibrio negli errori non forzati (25 per Murray, 26 per Nadal, 1 doppio fallo per parte), sono stati i 51 winners (con ben 13 aces) dello scozzese contro i soli 24 (1 ace) dello spagnolo a fare la differenza in un match a tratti entusiasmante durato due ore e trenta minuti.
Nella prima partita Nadal strappa il servizio all'avversario sull'1-1 ma è poi costretto ad incassare un parziale di 4-0. Lo scozzese comanda da fondo e chiude 6-3 dopo aver annullato due breakpoints. Secondo set estremamente intenso e spettacolare. Nadal cambia marcia: spinge con maggior regolarità e si fa più aggressivo. Sul 3-2 Nadal ?discutibile? interruzione di 10 minuti per dare spazio ad uno spettacolo pirotecnico: break e controbreak con i tennisti che faticano a riprendere il ritmo di gioco. Sul 4-4 Murray ha quattro occasioni per volare 5-4 ma Rafa combatte con le unghie e i denti sfoderando i colpi dei tempi migliori. Anche lo spagnolo ha le sue occasioni: si ritrova due volte a soli due punti dal set (nel decimo e dodicesimo gioco), lo scozzese trema ma non cede. Logica conclusione il tie-break. Subito 3-0 Murray con Nadal che, prendendosi rischi atroci, sbaglia tre dritti. 7 a 2 finale con lo scozzese che controlla abbastanza agevolmente anche grazie al servizio. L'incontro termina sostanzialmente qui.
Nadal cede la battuta nel secondo gioco del terzo dopo aver chiesto il ?medical time-out?. Per il maiorchino nuovo guaio al ?malandato? ginocchio destro. Sul 2-0 Murray, Rafa si vede prima annullare due opportunità per rientrare nel match, poi stampare in faccia un ace vincente dietro l'altro per il 3-0. Rafa dice basta e consegna la meritata vittoria all'avversario. Per lo spagnolo mobilità compromessa e ?brutte sensazioni?, simili a quelle della scorsa primavera quando fu costretto a fermarsi per un lungo stop.
Era dagli Anni ?70 (Roger Taylor nel 1970 e John Lloyd nel 1977) che un britannico non raggiungeva la semifinale nello Slam australiano. A separare Murray dalla sua seconda semifinale in un Major (dopo la sconfitta contro Federer a New York nel 2008), ci sarà il ?sorprendente? Marin Cilic (14). Per lo scozzese, che conduce 3-1 nei testa a testa, opportunità di ?vendicare? la secca sconfitta (5-7 2-6 2-6) patita l'anno scorso negli ottavi degli US Open. Il croato ci dirà se Murray è realmente pronto per il trionfo in uno Slam.
Henin in lotta, Zheng facile
di Andrea Merlo - www.tennisitaliano.it
La ?Fiera del break? ha aperto in concomitanza con la ?Sagra dell?errore gratuito? la nona giornata dello Slam downunder. L?appetizer tennistico del menù di quarti di finale tra Justine Henin e Nadia Petrova è stato - in tutta onestà - un match poco coinvolgente, che di certo non finirà sugli annali di questo sport nonostante le ottime premesse della vigilia. La russa infatti doveva confermare l?ottimo livello di gioco che le aveva permesso di demolire la Clijsters e surclassare la Kuznetsova, mentre dalla belga ci si aspettavano le consuete geometrie, disegnate da quel rovescio tanto caro all?occhio dello spettatore. L?unica incognita per la ex numero uno del mondo riguardava le condizioni fisiche, dopo la maratona nel derby vinto con la Wickmayer. Invece è stato un incontro nervoso, in cui il timore di sbagliare ha superato la tentazione di prendere l?iniziativa. Al quinto gioco del set iniziale arriva il primo dei sei break che testimoniano le notevoli difficoltà al servizio da parte di entrambe le contendenti. La Petrova esordisce con due doppi falli, poi tenta di rimontare un parziale ormai compromesso e sul 30-40 commette un ulteriore doppio errore in battuta che permette alla belga di allungare sul 3-2. Anche la Henin però non convince al servizio, e così sul 4-3 in proprio favore concede il contro-break appoggiando una volée in corridoio sul 15-40. La frazione segue poi un flusso regolare sino al tie-break, dominato dalla Henin che trova l?allungo sul 3-1, vola 6-1 grazie a una bella volée e a due errori grossolani della Petrova, prima di chiudere 7-3. Lo svolgimento della seconda frazione è lo specchio dell?attuale condizione delle due giocatrici, con la russa che domina i primi game conquistando un doppio break ma dimostra di non possedere il cosiddetto ?killer instint?, permettendo così il ritorno della belga che dopo una sfilza di errori a dir poco inusuale riequilibra lo score sul 3-3 sfruttando la quarta palla break del sesto gioco. A questo punto il livello si alza leggermente, si vedono le consuete fiammate di rovescio della Henin mentre la Petrova ritrova la prima di servizio, potente e precisa. Quando sembra scontato dover assistere a un altro tie-break come epilogo del set la Henin piazza la zampata vincente e grazie a un bel cross di diritto chiude 7-5 e conquista la semifinale.
A incrociare la racchetta con Justine Henin sarà Jie Zheng, uscita vincitrice dal quarto di finale che non ti aspetti. Sarebbe stato infatti arduo per qualsiasi scommettitore ipotizzare la sfida Zheng-Kirilenko in uno spicchio di tabellone caratterizzato dalla presenza di una fitta schiera di top-player, capitanate da Maria Sharapova. Per le due giocatrici si trattava quindi di un?occasione forse irripetibile, ma di certo la Zheng l?ha sfruttata appieno, mentre la russa è scesa in campo timorosa e molto legata. La cinese inizia a bombardare l?avversaria dal primo quindici, dimostrando buona mano e una rapidità sul campo che compensa egregiamente le leve non eccessivamente lunghe. Dopo aver rispettato l?ordine dei servizi in apertura la Kirilenko sprofonda nel gioco e nel punteggio, tentando di variare altezza e rotazione di palla, ma l?avversaria è in giornata di grazia e impone un ritmo vertiginoso. Sotto 6-1 la ?bella? Maria accusa il riacutizzarsi di un dolore all?anca ed è costretta alle cure del fisioterapista. Quando rientra in campo è evidente che le condizioni fisiche continuano a non essere ottimali, la Zheng non fa complimenti e chiude 6-3, conquistando la seconda semifinale in uno Slam dopo Wimbledon 2008, portando lustro a una Federazione cinese dalla quale lei ha deciso di emanciparsi tempo addietro.