"Quando Andy ha vinto non ero al top"
Federer passeggia contro Tsonga e pensa alla finale con Murray. Negli scontri diretti è sotto di 6-4 ma, assicura, non ero in piena forma. Leggi l'intervista
Hai rilasciato un’intervista divertente e rilassata a Jim Courier. E’ stato altrettanto rilassante arrivare in finale al Grand Slam?
“Non lo so. Di certo mi sento bene. Non pensavo che la partita finisse con questo punteggio. Il pubblico era particolarmente silenzioso verso la fine, forse non si aspettava che la partita andasse via così velocemente. Allora ho pensato di intrattenerli un po’ nell’intervista in campo. Così è stato divertente (sorride)”.
In questi giorni, ti senti nelle “ossa” che hai una marcia in più?
“Beh, forse oggi, dopo alcuni game, ho sentito che era una giornata sì. Colpivo bene, ero tranquillo. Perché comunque Tsonga è un giocatore di talento con molto potenziale... Sono sicuro che nel prossimo futuro lo vedremo fare grandi cose. Probabilmente questo sarà l’ultimo match così facile che giocherò contro di lui”.
Di solito i giocatori che ti affrontano non hanno nulla da perdere. Andy invece è in una posizione leggermente diversa. Credi che questo possa influenzare il suo gioco?
“Non so. So che è alla sua seconda finale. La prima è sempre un po’ più dura rispetto alla seconda. La prima però non è riuscito a vincerla e in più deve affrontare un giocatore come me che ha già vinto qui 3 volte, quindi io so cosa serve e cosa devo fare, e questo sicuramente è un vantaggio. Io non sento pressione per questa finale, perché l’ho già vissuta in passato. Penso che per lui sia più difficile, che senta di più la pressione rispetto a me. Ma vedremo come riuscirà a gestirla. Non sarà facile per lui, questo è poco ma è sicuro”.
Senti ancora la mancanza di qualcosa?
“Sento il dovere verso me stesso, che ho trascorso qui 3 settimane, di giocare al massimo anche questa partita. Cercherò di rendere la vita più dura possibile al mio avversario. Spero di poter giocare un altro bel match. Sono proprio dove vorrei essere. Ritrovarmi a giocare una finale del Grand Slam è sempre entusiasmante per me”.
Il fatto che Andy abbia ancora a disposizione 24 ore per recuperare. Quanto è stato importante per te finire il match in 90 minuti?
“Non importante come essere arrivato in finale. Sono pronto a giocare 7 volte 5 set. Se riesco in 3 o 4 set meglio ancora. L’anno scorso non ci sono stati i due giorni di stop. Rafa ha giocato 5 set e il giorno dopo ha dovuto giocare ancora 5 set per battermi. Sono contento di non aver dovuto cambiare i miei programmi. Ho un giorno di recupero. E’ lo stesso che ho fatto nelle ultime 2 settimane. Ma non penso che nessuno abbia particolari vantaggi, per un giorno o due di recupero”.
In alcuni colpi sembra che tu abbia cambiato idea mid stroke...
“Cosa intendi per mid stroke?”
Che sembrava stessi giocando una smorzata e invece hai giocato una palla lunga.
“Mi sembra sia successo una volta”.
Quanto questo modo di giocare è istintivo e quanto invece è pensato?
“Beh, questa è stata una di quelle sere dove mi sembrava di avere il tempo di decidere come giocare e cosa fare con la palla. Ti sembra quasi di avere una seconda opzione da scegliere. L’unica cosa, bisogna stare attenti a non strafare. Bisogna scegliere la cosa giusta. Di solito quando hai deciso che vuoi giocare un dropshot devi giocarlo. Non hai il tempo di cambiare idea perché potresti sbagliare. Sappiamo come può andare delle volte: una palla può cambiare un’intera partita. Quindi bisogna fare attenzione. Mi sentivo che era il colpo giusto da fare. E alla fine ho vinto il punto. Sono stato anche un po’ fortunato”.
Ti ha spostato parecchio in campo durante la partita. Oltre a colpire migliaia di palle in allenamento cosa fai per essere così preparato fisicamente?
“Penso che all’inizio il match sia stato molto fisico. Mi sentivo veloce in campo. Ho lavorato molto a fine stagione. Ho scherzato con Courier durante l’intervista... ma io ho lavorato sodo. Ho fatto di tutto. Ho fatto molti lavori di agilità. Puoi abbinarli al lavoro in campo. Ho fatto tantissime cose diverse. Questo lavoro adesso sta dando i suoi frutti. Io credo fermamente che quello che paga è il lavoro in campo e non quello fatto fuori dal campo... per esempio correre sulle dune di sabbia. Questo tipo di lavoro è utile ad alcuni giocatori ma non a tutti”.
Quante ore hai trascorso al massimo in palestra in un giorno?
“Mah, non saprei. Forse 3 ore. Ma in campo anche 4 ore e mezza di fila”.
Tu hai vinto alcune finali contro Andy, ma lui ha più vittorie. Come mai?
“Senza nulla togliere a Andy, che è un grande giocatore, devo dire che le volte che ha giocato contro di me non ero al top della forma. A Dubai rientravo dalla pausa dovuta alla mononucleosi. Ancora alcuni non mi credono su questa cosa. Ho giocato con lui quando non ero al meglio della mia condizione. Ho giocato dei match molto combattuti con lui buttando via la partita io verso la fine per errori non forzati. Comunque ogni match è diverso all’altro. Io non guardo le statistiche dei confronti diretti. E comunque, un match al meglio dei 5 è un’altra cosa ancora”.
Secondo te è migliorato rispetto alla finale dello Us Open?
“Secondo me gioca bene come giocava bene anche prima. Solo ha più match nelle gambe. Ha più esperienza, sa cosa deve aspettarsi dal pubblico, dall’avversario ecc... Ha fatto dei passi avanti e ha giocato molti match sul centrale. Adesso conosce la sua condizione fisica e si sente in forma per affrontare match difficili”.
Negli ultimi due match in cui hai battuto Murray, hai trovato delle nuove soluzioni di gioco per batterlo?
“A dire il vero no. Se gioco bene, allora ho le mie chance per vincere. Se gioco male, allora tutto cambia. Lui è un giocatore solido. E’ uno dei giocatori che risponde meglio. E’ stato capace di migliorare il suo gioco, è diventato un avversario difficile da battere. A Londra ho giocato una grande partita. Magari per lui non era la giornata migliore”.
Qual è stato l’ultimo brutto match che hai giocato?
“L’ultimo brutto match, non saprei... Molto tempo fa, credo...”