Intervista a Ernesto De Filippis, l'uomo di Fed Cup e La Grande Sfida
Inserito il 11 febbraio 2013 13:35 da Redazione in Notizie
Tutto esaurito a Rimini per Italia-Usa di Fed Cup. Merito di Ernesto De Filippis, l?uomo che si era già inventato La Grande Sfida. Vediamo come ha fatto. E nel 2013 ci sarà un?altra Grande Sfida.Non solo Sara Errani e Roberta Vinci: Italia-Usa di Fed Cup ha avuto un altro vincitore. Si tratta di Ernesto De Filippis, riuscito nella titanica impresa di riempire il 105 Stadium. De Filippis aveva già stipato il Forum di Assago per due edizioni de “La Grande Sfida”, ma allora c’era il top del tennis femminile. Stavolta ha vinto una sfida ancora più difficile: portare 5.000 persone al 105 Stadium di Rimini senza le sorelle Williams e nemmeno Sloane Stephens. Una vera impresa. “Non è stato facile” dice sospirando di gioia, tra una stretta di mano e una pacca sulla spalla a chi lo riempie di complimenti. Ecco come ha fatto.
De Filippis, chi si è sobbarcato l’organizzazione di questo evento? Hanno partecipato MCA Events, Circolo Tennis Rimini e Federazione Italiana Tennis. In quale misura?
A luglio, quando la FIT ha pubblicato il bando per Italia-Usa, mi sono precipitato a Rimini. Al bando possono partecipare solo i club affiliati. Incontrai Gilberto Fantini, presidente del CT Rimini, che mi diede la disponibilità a livello di associazione sportiva. L’offerta economica è stata presentata dal circolo, ma è stata finanziata dal sottoscritto. Dopodichè, con Gilberto ho lavorato benissimo: lui ha supportato l’evento con tutte le relazioni a livello locale, mentre i rischi economici sono stati tutti a carico di MCA Events, che ha sottoscritto un contratto con l’associazione sportiva facendosi carico di tutti i costi organizzativi.
Ovunque c’è Ernesto De Filippis arriva il tutto esaurito: com’è possibile?
Io gestisco due palazzi dello sport: Genova e Rimini. L’offerta sportiva è quella che è, allora organizzo tanti eventi musicali. E la musica sta attraversando un momento difficile. Il tempo libero è il primo settore ad essere tagliato in momenti di crisi. Una volta i biglietti si vendevano con i classici manifesti: bastava riempire la città di cartellonistica e il palazzo si riempiva. Oggi non è più così: il cliente devi cercarlo, motivarlo e incentivarlo. Ho scoperto, pur non essendo più giovanissimo, le potenzialità di internet. Allora ho applicato allo sport il sistema che utilizzo per gli eventi musicali: è importante un buon ufficio stampa, non importa che provenga da una grande struttura. A me interessa il grande professionista, motivato, in grado di fare comunicazione di alto livello. Abbiamo una mailing list incredibile, a cui comunico tutte le nostre iniziative. L’ho utilizzata anche per la Fed Cup. Sono venute tante persone che non avevano mai visto una partita di tennis: è la cosa che mi rende più felice.
Qualcuno l’ha criticata per i prezzi dei biglietti, non proprio popolarissimi.
Se ricevi contributi dalle istituzioni, puoi permetterti di mettere i biglietti a 10 euro e offrire tanti omaggi. L’organizzazione costa: il campo in terra rossa, le esigenze dell’ITF e della FIT, bloccare un palazzo per 18 giorni....non è tanto il “fermo” dell’impianto, quanto la spesa energetica e il riscaldamento. Si viaggia tranquillamente su 1.000-1.500 euro al giorno. Tuttavia, quando ho avuto l’opportunità, non mi sono posto il problema. Sapevo che tra aziende private e biglietteria ce l’avrei potuta fare. Non è stato facile portare 5.000 persone all’interno dell’arena. Rimini aveva ospitato l’ultimo grande evento in estate: portarle a febbraio, nonostante il richiamo della romagnola Errani, non sarebbe stato possibile senza interventi collaterali. Insieme ai partner abbiamo fatto una serie di attività per raggiungere il risultato. Parlo di un web-marketing aggressivo, coinvolgimento dei circoli e un risultato incredibile raggiunto nell’ultima settimana: abbiamo raggiunto un accordo con Groupon, mettendo in vendita gli abbonamenti con il 40% (e non il 70%) di sconto per tutelare chi aveva acquistato i biglietti a prezzo intero. In questo modo è stato possibile avvicinare tante persone che altrimenti non sarebbero mai venute. Ho preferito fare così piuttosto che lavorare sugli omaggi: quello lo può fare chi ottiene accordi importanti con Regioni e Comuni. Non ho mai avuto in mente, in una regione come l’Emilia Romagna, di chiedere un euro né al Presidente della Regione né al Sindaco di Rimini. In questo momento, l’Emilia Romagna ha bisogno di ricostruire dopo il terremoto dell’anno scorso. Non ho fatto nessuna richiesta alle istituzioni, che comunque hanno collaborato mettendo a disposizione splendide location. Non ho chiesto altro. E’ un punto a cui tengo molto: volevo portare un evento di prestigio a Rimini e credo di esserci riuscito.
Nel mondo del tennis, lei è famoso soprattutto per “La Grande Sfida” di Milano. Dopo il grande successo delle prime due edizioni cosa ci dobbiamo aspettare?
Ci saremo anche nel 2013. In questo momento posso dire che sto lavorando per portare dei personaggi maschili. Abbiamo fatto due edizioni femminili in cui abbiamo attirato a Milano il meglio dell’Italia e del mondo. Spero di poter annunciare a breve un nuovo grande evento, stavolta al maschile. Mi piacerebbe anche coinvolgere i giovani: oltre ai grandi campioni, sarebbe bello invitare alcuni ragazzini che si stanno facendo valere a livello internazionale. Penso a Gianluigi Quinzi, ma anche ad altri.
Torniamo alla Fed Cup a Rimini: quali sono state le difficoltà maggiori?
Le varie fasi di allestimento. Non è stato facile portare un campo da tennis in questa arena. Il 105 Stadium è strutturato ad “U”: nel lato in cui non ci sono tribune di solito si monta il palco. Da quella parte, quindi, abbiamo costruito una tribuna dovendo rispettare tutti i vincoli imposti dalla Commissione di Vigilanza, studiando una tribuna ad-hoc. L’altro problema riguardava la luce: abbiamo dovuto rinforzare l’illuminazione perché non si raggiungevano i 1.250 lux imposti dall’ITF. Tre giorni fa l’ITF aveva riscontrato questo problema e lo abbiamo risolto in modo “concertistico”, chiamando l’azienda che ci supporta nell’organizzazione dei concerti. Abbiamo sparato sul campo 20.000 watt con quattro lampade da 5.000 watt: consumano tanto, ma ci hanno permesso di risolvere il problema con celerità.
C’è stato un momento in cui ha temuto che Italia-Usa fosse un flop?
Si, circa un mese fa. La biglietteria andava piano, eravamo sui 1.200 biglietti venduti e avevo la percezione che non ci fosse grosso interesse. Allora ci siamo messi in moto con tutta la squadra: se oggi posso godere di questo successo, il mio merito è quello di avere intuito qualcosa. Ma se non avessi avuto una squadra che recepisce le mie preoccupazioni e si impegna, con il cuore, nel cercare di risolvere i problemi, da solo non sarei stato in grado di farcela. Questo discorso vale anche per la Grande Sfida. Di solito si dice: “squadra vincente non si cambia”. Beh, io sono felicissimo dei miei collaboratori.
Perché proprio la Fed Cup? In Italia ci sono tanti eventi, anche non tennistici. E perché una gara femminile in un paese “machista” come l’Italia?
Avrei potuto scegliere tra Italia-Croazia di Coppa Davis e Italia-Stati Uniti di Fed Cup. Credo tantissimo nella squadra femminile. Prima c’erano Pennetta e Schiavone, poi è arrivato l’immediato ricambio di Errani e Vinci. Non ho avuto mai dubbi su e mi sono gettato a capofitto in questo evento.
Non è un momento facile: tanti challenger stanno morendo, organizzare eventi è sempre più difficile. Lei sarebbe d’accordo nel costruire un tavolo comune tra imprenditori e dirigenti per creare una task force in grado di portare ancora più tennis in Italia?
Ne ho parlato proprio oggi con Angelo Binaghi. Io metto a disposizione un’esperienza trentennale nell’organizzazione di eventi e un amore particolare per il settore tennistico. Penso che – insieme alla FIT – si debba costruire un progetto per portare grandi eventi. Ne sono convinto. Senza l’aiuto e la condivisione della federazione non si può fare. Ricordo quando organizzavo i tornei ATP con Franco Bartoni, Cino Marchese e lo stesso Sergio Palmieri (quando lavorava per IMG): era il periodo dal 1986 al 2005, era il momento più difficile. Ho vissuto un prima persona una fase calante. Oggi si respira un’aria diversa, anche grazie a una politica federale piuttosto centrata che ha dato frutti importanti. Faccio un esempio: io sono stato direttore generale di Milano Sport dal 2000 al 2009. Nei primi cinque anni non si faceva altro che trasformare i campi da tennis in campi di calcetto. Mi sono sempre opposto e ho mantenuto il "timone fermo" perché ho sempre creduto nella rinascita. E’ arrivata e non credo che sia una cosa fortuita. Bisogna riconoscere che la federazione ha lavorato bene, anche se ovviamente ci sono state alcune circostanze fortunate: una Pennetta o una Schiavone che hanno creato risultati importanti, le stesse Errani-Vinci…ci sono state alcune casualità, ma il progetto ha dato dei frutti. Per un evento importante bisogna condividere un progetto con la federazione. Mi metto a disposizione anche come imprenditore qualora si debbano assumere dei rischi economici. Penso che qualcosa di importante si possa fare, ma bisogna unire le forze. Parlo di forze private ma anche di una federazione che sposi l’iniziativa e ci dia una mano per far si che il progetto possa avere successo.
Ufficio Stampa MCA Events