Non solo campo: di cosa parlerà questa rubrica
Organizzatori, tecnici, praticanti, giocatori si imbattono costantemente in situazioni che vanno oltre il campo di gara e pertanto indicazioni anche in tal senso possono assumere importanza. L’industria dello sport, nonostante gli anni di crisi economica, risulta in crescita (si dice +13 % l’anno) con i suoi oltre 36 milioni di persone attive e 15 milioni di praticanti organizzati. Una indagine all’inizio degli anni 2000 condotta dall’ISTAT ha consegnato cifre di una considerevole portata: 25 miliardi di euro di fatturato, 17 miliardi per il settore dilettantistico, 1,3 miliardi versati dagli sponsor per lo sport, oltre 83 mila società non profit di cui 64 mila sportive. Almeno il 3,2 % della spesa degli italiani è destinata all’acquisto di beni e servizi legati allo sport e il 2,4 % del Pil è generato dal mondo sportivo.
Nonostante le cifre e i dati di cui sopra, chiunque operi in questo ambito, si trova a confrontarsi con una realtà colpevolmente arretrata rispetto ad altri settori e soprattutto all’evoluzione della società. Manca una legislazione specifica, manca un riconoscimento professionale di molte categorie, le normative fiscali spesso non sono chiare e si prestano alle più svariate interpretazioni, non esiste sinergia tra scuola italiana e istituzioni sportive. Le società sportive, struttura portante dell’attività nazionale, sono nate con intento volontaristico ma si sono evolute e spesso trasformate in vere e proprie aziende senza disporre però di strumenti adeguati per comportarsi sul mercato come tali. Basti pensare alla struttura delle Associazioni Sportive Dilettantistiche che se hanno il merito di garantire l’offerta di sport in modo capillare sul territorio generano tuttavia molti problemi per quanto concerne inquadramento lavorativo degli operatori, fiscalità, finanziamenti.
Al costante progresso ed aggiornamento del mondo fitness e delle palestre (si pensi a fenomeni come la Virgin), dove è studiata e vagliata attentamente ogni idea, ogni forma di messaggio e di marketing, si contrappone un certo pressapochismo da parte dell’associazionismo sportivo che spesso ignora forme di comunicazione ormai comuni come Internet, social networks e telefonia mobile. Rari sono gli accordi e le forme di cooperazione strutturata fra associazioni della medesima disciplina per “fare sistema” e parimenti manca una fattiva collaborazione tra sport diversi per creare fenomeni di convergenza, compensazione e confronto che potrebbero stimolare all’investimento anche gli sponsor da sempre attenti ai ritorni in termini di visibilità e fatturato.
Se in passato l’azienda sponsor era quella che contribuiva a ripianare i conti a prescindere dal risultato, oggi l’ottica pare cambiata; troppe volte cospicui finanziamenti da parte di grandi marchi per eventi sportivi hanno portato ritorni non proporzionati alla spesa sostenuta; se fino ad alcuni anni fa il mecenate di turno poteva “chiudere un occhio” su conti in rosso e bilanci negativi, oggi la situazione economica non consente di proseguire su questa strada.
Pertanto l’intento di questa rubrica è quello di creare un momento di informazione e confronto su aspetti che vanno al di là della mera tecnica e strategia sportiva ma che forse possono servire a svolgere la professione su campo con maggior consapevolezza e serenità. Gli articoli proposti riguarderanno varie tematiche: dalla legislazione sportiva alle più semplici leggi di marketing e management, dalla organizzazione di eventi alla gestione di situazioni e progetti. L’intento non è certo quello di alimentare sterili polemiche ma piuttosto studiare strategie vincenti che aiutino tutti gli operatori ed il sistema a prosperare possibilmente crescere in un periodo che pare piuttosto incerto e sempre più denso di problematiche.
Vincenzo Santoleri