Il doping della discordia
Inserito il 28 agosto 2005 02:41 da Alessandro Bianchi in ATP e dintorni
Attendibilità di questo articolo: zero. Perchè si, confesso che lo amo.
Lo amo per tutto quello che ha dato e rappresentato nel tennis degli ultimi anni. Non voglio cadere nella retorica, ma togliere di mezzo Canas per due anni, oltre ad essere una barbaria (specie se paragonata alle precedenti sanzioni per doping) significa anche, nel suo piccolissimo, togliermi il mio giocattolo preferito.
Non sono bastate 2 operazioni chirurgiche al polso, che ne hanno già spezzettato la carriera, facendolo sempre ripartire dal dimenticatoio. No, non bastava il destino ad accanirsi contro Willy Canas: adesso ci si sono messi anche gli uomini. Gli uomini come lui, come noi.
E' vero, c' è di mezzo questo benedetto diuretico - THG, o più scientificamente idroclorotiazide - , ma qualcosa continua a non quadrarmi, come scrissi il mese scorso.
Non voglio addentrarmi nei meandri di quanto è stato reso noto in merito al processo, ma voglio fare una considerazione di più ampio respiro, che coinvolge altri fattori, i quali non possono non essere considerati con la medesima attenzione: essendosi assunto tutte le responsabilità e divenendo una sorta di pioniere per aver dichiarato in prima persona, a tutto il mondo, quel che stava vivendo, Canas era il bersaglio ideale per applicare con rigore le regole (o, almeno, farlo credere).
E' un top-ten, viene da un paese già castigato per faccende analoghe e, soprattutto, non è sponsorizzato dalle marche principali. Anzi, sacrilegio, usa una linea d' abbigliamento propria!
E, diciamolo pure, è un rompicoglioni capace di battere chiunque venga da quei paesi che muovono il mercato (e che hanno sempre meno giocatori).
Fa pensare, ancor più che le assunzioni di colpa e presunta innocenza, che sia stato proprio Canas il primo top-ten pizzicato per doping.
Qui non si parla di complotto, ma materiale per avere sospetti c' è. Sono tanti, checchè si dica, i grandi giocatori che spariscono improvvisamente; sono tanti i sospetti che circolano ed appaiono evidenti. Perchè allo sconosciuto doppista Oliver, per lo STESSO DIURETICO, sono stati dati 2 mesi di squalifica? Da qualche parte mi pare ci sia scritto che la legge deve essere uguale per tutti.
Se Canas ha sbagliato è giusto che paghi. Ma mi sembra strano che dal 1993, quando l' ATP ha inagurato il programma anti-doping l' unico giocatore proveniente da uno dei quattro paesi che organizzano prove dello Slam sia uno sconosciuto - Oliver, appunto - (quasi graziato, tra l' altro) e mai qualche carismatico campione riempi-stadi.
Questo processo, poi. Gente mai vista in tribunale che stavolta presenzia (Richard Ings, responsabile dell' antidoping in seno all' ATP) e gente che vorrebbe testiimoniare e che invece non viene convocata (Martìn Jaite, direttore del torneo di Baires ed ex top-ten, che aveva inviato una testimonianza scritta). I giudici convocati e PAGATI dall' ATP, lo stesso ente che aveva proposto la squalifica...Fate voi.
E intanto chi ne fa le spese è il povero Canas, uno che si è conquistato la gloria a suon di sangue, sudore e lacrime. Uno che, solo per amor patrio, non ha esitato a sciropparsi 24 ore d' aereo per andare in Bielorussia 2 giorni prima di una gara di Davis e prendersi un' umiliazione.
Uno che sta in campo 6-8 ore al giorno e poi si deve prendere le frecciate di chi gioca in spiaggia a Riccione due giorni prima di Wimbledon, e che manco voleva dargli la mano dopo averlo battuto.
Prima di chiudere, recapito un messaggio a tutti quelli che hanno ironizzato sulla lunga assenza di Canas nel corso del 2003. Avreste dovuto vederlo, in un letto d' ospedale a New York mentre si faceva operare al polso senza sapere se avrebbe ripreso a giocare. Oppure quando venne in Italia, a Montecatini, per effettuare uno step della riabilitazione: non riusciva a tenere la racchetta in mano.
Ma a me bastano due cose. le dichiarazioni di Vilas: "E' una persona pura e leale. Se c' è una persona limpida nel tennis, beh, questa è proprio Canas". E l' urlo quasi disperato dello stesso Willy in conclusione della conferenza stampa di ieri: "La mia carriera non finisce qua: SICURO".
Te lo chiedono in tanti, Willy, più di quanti tu creda: non mollare.
Riccardo Bisti - WWW.TENNISTEEN.IT