L'importanza degli obiettivi nel tennis

Inserito il 25 agosto 2005 00:14 da Alessandro Bianchi in Editoriali
Avete mai provato a correre senza una meta? Forse, una prima risposta sarebbe affermativa, ma pensandoci un momento vi accorgereste della banalità della domanda: perché si dovrebbe correre senza meta? Che motivo ci sarebbe di affaticarsi per nulla?

Secondo il principio suddetto, anche nel tennis servono degli obiettivi. Negli ultimi anni
, molti allenatori hanno scelto di far compilare ai loro giocatori un semplice questionario, dove si debbono segnare gli obiettivi che si vogliono raggiungere nell’arco di 3/6/12 mesi.
Quando si raggiungono le scadenze, l’allievo deve confrontarsi, assistito dal suo coach, con quel semplice fogliettino. A questo punto si possono verificare due casi:

1) l’allievo ha raggiunto l’obiettivo. Tramite duri allenamenti è arrivato al traguardo, raggiunto con successo. Ciò lo aiuterà a trasmettergli fiducia nei propri mezzi e, credendo di più in sé stesso, potrà affrontare un match, ma prima ancora la vita, a testa alta, sapendo di potercela fare ed avendo acquisito una metodologia molto utile da applicare in tutti i campi. Ma per poter fare ciò l’allievo deve aver lavorato duramente nell’arco dei mesi comprendendo il significato dei sacrifici. Il lavoro svolto, in questo caso, è sicuramente fatto al meglio, perché l’allievo si sente stimolato dal lavorare per raggiungere il suo personale obiettivo, una sorta di piccola sfida con sé stesso.

2°) l’allievo non ha raggiunto l’obiettivo. Ciò può essere attribuito a 3 componenti differenti:
a) l’imprevisto: infortuni o comunque avvenimenti non controllabili dall’uomo. Il ragazzo deve essere aiutato a non perdere la fiducia, la voglia di reagire e combattere. Anzi deve percepire l’imprevisto come una sfida da superare per migliorarsi;
b) il mancato impegno: se l’allievo non ha svolto al meglio la sua preparazione, non raggiungendo gli obiettivi, deve, di fronte al suo allenatore, guardarlo negli occhi e dirgli perché non ha compiuto il suo dovere, perché se l’obiettivo non era assurdo, ed il ragazzo non ha sofferto di imprevisti, egli deve impegnarsi in un futuro non lontano a recuperare ciò che non ha svolto e a raggiungere comunque gli obiettivi fissati per la nuova sessione. Guidato dal suo Coach deve rivedere gli aspetti in cui ha sbagliato, per poterli correggere e quindi crescere non solo dal punto di vista tennistico, ma anche sotto quello umano, perché ha perso una sfida con sé stesso;
c) il giocatore si è sopravvalutato: molto spesso capita che l’allievo fissi degli obiettivi troppo lontani dalla realtà e che quindi difficilmente può raggiungere. In questo caso, gli si deve far capire che è meglio raggiungere un piccolo obiettivo, che ti può far diventare più solido e quindi portarti a creare delle basi su cui crescere, piuttosto che un traguardo più ammirevole, ma difficilmente raggiungibile. Bisogna lavorare sul ragazzo in modo da portarlo ad un’auto-consapevolezza dei propri mezzi; se gli si permetterà di continuare a vivere tra le illusioni, il risveglio potrebbe essere molto doloroso per lui e ciò potrebbe portarlo ad un abbandono precoce del tennis ed a serie conseguenze emotive.
Trattandosi, principalmente, di ragazzi in età adolescenziale, si deve lavorare con molta cautela, perché in questo periodo della vita la componente emotiva è molto forte. Ne deriva una conseguente imprevedibilità del comportamento che potrebbe portare ad un deviamento della persona.

Durante la definizione degli obiettivi (tecnici, fisici, mentali), il tennista, assieme al suo Coach, dovrà decidere quante ore dedicare all’allenamento durante il periodo di preparazione (sempre più breve nel tennis moderno) e quello di azione vero e proprio. Altro fattore importante sarà il reagire ad un possibile insuccesso non intaccando il suo livello di autostima.

www.TENNISTEEN.it - GIUSEPPE ANSELMO


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