E adesso chi lo ferma?

Inserito il 3 maggio 2009 21:56 da Vincenzo Ressa in Internazionale

Nadal cala il poker al foro italico, sconfitto Djokovic indue set.

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Arrivo al foro italico, è una giornata di sole velato nella capitale, c’è un forte vento. Si respira un’aria malinconica tra i tifosi romani, abbattuti dal dovere aspettare un altro anno e consapevoli di assistere a una finale scontata.

Mi accingo ad entrare nel pericolante “centrale”(spero per l’ultima volta) e salgo sopra, molto in alto, dove ci sono i veri appassionati.

 

Pronti? Via. Dopo il sorteggio il maiorchino scatta dai blocchi verso i raccattapalle, il serbo sospira, il pubblico è stranamente freddo.

Si parte subito con un break a favore di Nadal che rimonta da quaranta-quindici e inizio a sentire i primi commenti:  “si vede proprio che non ci crede”, “è troppo forte”, qualcuno urla “Rafa sei unico” pronta risposta di un altro “nevvero”.

I due contendenti tengono il servizio fino al decimo gioco quando Nadal serve per set ma finisce per cedere la battuta non tenendo due buone accelerazioni del serbo; lo spagnolo avrà un’altra possibilità di servire per la prima partita ma un Djokovic tarantolato riuscirà, trionfando in uno scambio mozzafiato,ad issarsi al tie break, il gioco decisivo è però senza storia: settedue.

 

Il secondo set, dopo una iniziale resistenza di Novak(una palla break nel primo gioco), fila via in scioltezza per Nadal che leva due volte la battuta all’avversario chiudendo il match con un passante stupefacente.

Lo spagnolo si inginocchia a terra, è campione per la quarta volta a Roma. Vamos.

 

 

Ora potrei stare qui ad ubriacarvi di dati, di record, di elogi, di smancerie, di palle che girano a cinquemila giri al minuto(non solo quelle di Nadal) e di tante altre altre banalità, ma non lo farò.

Mi “limito” a (ri)dire che lo spagnolo è il più forte, è il più tranquillo, sprigiona sicurezza dal suo fisico titanico, macina topponi su topponi nel suo regno rosso, corre libero nella sua strapotenza.

Ha scavato un abisso tra sè e gli avversari, nessuno sembra in grado di fermarlo, si è preparato per esplodere nella massima forma tra un paio di settimane e sarà l’apocalisse a Parigi. Paura.

 

Ma veniamo al dunque, veniamo al titolo: “e adesso chi lo ferma?”

 Gli consegniamo già le coppe e ci vediamo tutti sulla terba? La domenica cambiamo canale? Lo facciamo giocare con la destra?

Non si può, non funziona così.

L’equilibrio, l’incertezza, la sfida, la lotta sono l’essenza di ogni competizione, dello sport, del tennis come della vita. Nessun ostacolo è insuperabile, nessuno scoglio è insormontabile.

Naturalmente c’è chi può e chi non può, ma qui anche chi può,può poco.

 

Novak Djokovic. Bilancio(sulla terra): zero a otto.

E’ l’unico che ultimamente riesce a fare partita con lo spagnolo, gli ha strappato addirittura un set nel principato, fu l’unico ad avere un set point a Parigi lo scorso anno.

Non da mai però l’impressione di potercela fare, neanche ad Amburgo l’anno scorso quando si giocava la seconda posizione in  classifica.

 

Roger Federer.  Bilancio(sulla terra): uno a nove.

C’era uno striscione oggi: “senza Roger non c’è gusto”, ma anche se lo svizzero fosse stato presente sarebbe stato uno dei tanti calvari.Non riusciva il miglior Federer, figuriamoci quello attuale: un giocatore sovrappeso senza idee, un campione che sta smarrendo le sue sicurezze, un tennista che tira una serie colpi(in ritardo), non ci crede, non si diverte.

In molti se ne devono ancora fare una ragione ma è ormai palese: il duopolio non esiste più.

 

Andy Murray. Bilancio(sulla terra): zero a due.

Ha preso Corretja, lo spagnolo gli ha detto: stai tre metri fuori e tira fuori i remi, sulla terra si gioca così. Peccato che giocando così ha perso da Monaco al primo turno mentre verticalizzando appena poteva, è riuscito a giocarsi il tie break con il numero uno(semifinale a Montecarlo).

Che tragga le giuste conclusioni.

 

Vari ed eventuali.

Del Potro. Bilancio (sulla terra): zero a uno.

Il gioco ci sarebbe, la cattiveria anche, il fisico no, meno che mai al meglio dei cinque set.

Nalbandian. Bilancio (sulla terra): zero a zero.

Si dovevano incontrare la settimana scorsa a Barcellona ma l’argentino si è infortunato(tanto per cambiare).

Tecnicamente sarebbe la nemesi perfetta: un rovescio a due mani sublime in grado di neutralizzare la rotazione mancina, una capacità strabiliante di creare angoli acuti ottimi per spodestare lo spagnolo dalla sua mattonella ben dietro la riga di fondo, una pesantezza di palla notevole che gli permetterebbe di non perdere campo indietreggiando.

Se solo gli interessasse un filo di più il tennis magari avremmo un bell’avversario.

 

Ci sarebbero in teoria anche i Ferrer,i Verdasco,i Davydenko che però in chissà quante sfide hanno raccolto molto poco.

 

Per gli altri l’obiettivo è evitare brutte figure.

 

Lo spagnolo, insomma, può perdere solo con se stesso e se non dovesse vincere il Roland Garros, rimarrebbe comunque il migliore, forse di sempre.

Borg già trema, Rafael no, punta dritto alla quinta coppadei moschettieri consecutiva.

Leviamoci il cappello.


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