Papà Fognini: "Fabio? Ha più talento tennistico di Ferrer"
Abbiamo intervistato Fulvio Fognini, papà di Fabio, n°80 Atp e pochi mesi fa capace di arrivare ad un passo dai top50. Fulvio ci parla del percorso di suo figlio fino ad ora, della differenza tra il tennis in Italia e in Spagna e molti altri aspetti.
(nella foto la famiglia Fognini, foto cortesemente concessa dal sito ufficiale di Fabio)
Intervista realizzata da Antonello Zani.
Ho il piacere di ospitare nella nostra rubrica, innanzitutto un amico, una persona che stimo e che moltissimi apprezzano per la sincerità e la genuinità, una persona che è riuscita a portare il proprio figlio quasi nei top 50, cosa estremamente difficile se si ha passaporto italiano.
D: Sei il padre di uno dei giocatori più talentuosi e promettenti del panorama tennistico italiano ed internazionale, come nasce il progetto “Fabio Fognini”?
R: Il progetto “Fognini” come lo chiami tu non è altro che il frutto di una passione giovanile per questo sport da parte mia, e Fabio dall’età di quattro anni impugnava già una racchetta e iniziava a sognare....
D: Il coach storico che ha accompagnato Fabio nel passaggio tra il mondo junior e professionistico è stato Leonardo Caperchi, dopodiché Fabio si è affidato alla scuola iberica nella figura di Oscar Serrano a Barcellona, sotto la super-visione fino all’anno scorso di Riccardo Piatti, ci vuoi parlare di queste tre figure?
R: Leonardo Caperchi è stato il personaggio più importante nella vita tennistica di Fabio, lo ha plasmato, costruito e gli ha insegnato l'abc del tennis, grazie a lui oggi Fabio è un professionista stimato ed apprezzato.
In seguito dopo alcune vicissitudini, Fabio è andato in Spagna alla corte di Villarò, dove insegnava un giovane allora sconosciuto ex professionista, un certo Oscar Serrano, il quale non ha fatto altro che continuare il lavoro di Caperchi dando quel qualcosa in più sotto il fattore umano e mentale, e trasmettendo la tranquillità e la grinta neccessaria per poter diventare un professionista in tutti i sensi.
Per quanto concerne Piatti, è stata una collaborazione tra i due coach, collaborazione che ha dato tanti insegnamenti umani e tecnici sia a Fabio che ad Oscar e io non posso che ringraziare il buon Riccardo il quale ha fatto un lavoro incredibile, "pulendo" e sistemando accorgimenti tecnici, che solo lui sa vedere in un giocatore in crescita.
D: Fabio è l’ennesimo talento italiano che va in Spagna ad allenarsi (ndr, Pennetta/Errani/ecc), qual è la differenza tra la scuola iberica e italiana?
R: Non c’è nessuna differenza tra le scuole se non quella della collaborazione totale tra gli addetti ai lavori. infatti in Spagna si scambiano continuamente opinioni tra coach ,mentre in Italia esiste solo l'ego di voler sapere e fare senza chiedere niente a nessuno. Inoltre in Spagna vi è la possibilità di allenarsi quotidianamente con moltissimi giocatori veri che pensano solo al loro lavoro. Non è inusuale vedere il Ferrero della situazione allenarsi con un giovane, e questo permette di salire di livello e qualità.
D: A tuo figlio è sempre stato riconosciuto il pregio di voler apprendere il segreto dei campi veloci, anche a discapito di un peggioramento della classifica Atp, il cemento americano, e la traferta inglese sull’erba dell’anno scorso, non hanno portato punti, credi che alla fine una scelta del genere pagherà?
R: A forza di giocare su quelle superfici, anche lui sta rendendosi conto che il lavoro fatto in precedenza non potrà che portare benefici alla sua carriera. Di questo è convinto il ct Barazzuti, il quale sostiene che in futuro Fabio si esprimerà meglio sugli hard courts rispetto alla red clay.
D: Vedendo la finale di Roma tra Nadal e Ferrer di quest’anno, notavo molte analogie con il campione valenciano e tuo figlio, credi che Fabio possa essere considerato il nostro Ferrer italiano, come tipologia di gioco?
R: Ferrer italiano?? Magari fosse così!! Fabio ha solo da imparare la mentalità, la grinta e la forza d'animo che spingono David in campo, ma permettimi di dire che nonostante a mio figlio manchi tutto questo, il talento tennistico di Fabio è superiore a quello dell’iberico.
D: Capitolo Davis, a causa del forfait di Fabio per la delicata trasferta olandese, e la sua contemporanea partecipazione al torneo di Belgrado, ci sono state una ridda di voci da parte di alcuni addetti ai lavori, per la decisione presa da tuo figlio, vuoi chiarire la sua posizione e rispondere alle critiche che gli sono state mosse?
R: Sul discorso Davis non parlo. Fabio ha dato la sua disponibilità affermando di non essere al 100% e per non garantire una prestazione pessima si è fatto da parte. Sbagliata comunque, credo sia stata la scelta di giocare Belgrado in quella settimana.
D: Da quasi trent’anni non abbiamo un top 10 italiano, i pochi giocatori che cercano di farsi strada nel difficilissimo mondo ATP, sono stati spesso oggetto di critiche feroci da parte della stampa, un noto giornalista italiano qualche tempo fa ha affermato che mentre i francesi hanno Gasquet, noi abbiamo Fognini, non credi che questo atteggiamento alla fine sia contro-producente per tutto il movimento.. è difficile essere profeti in patria..
R: Sinceramente non capisco l'acredine di certi giornalisti verso mio figlio, d’accordo in campo non è un lord inglese, ma un pò di rispetto per un ragazzo che sta provando a sue spese a far qualcosa di buono dovrebbero averlo. Comunque ci stiamo abituando alla cosa, e a volte leggere certe critiche ci fa sorridere, purtroppo il mondo è pieno di invidiosi e di gente che cercando di sparare contro la Federazione non aspetta altro che le sconfitte dei nostri per poi pugnalarli alla schiena.
D: Fed Cup, per l’ennesima volta la squadra italiana femminile è in finale, mentre la squadra maschile di Davis è da diversi anni che non riesce a risalire nell’elite del tennis mondiale, lacerata sempre da 1000 polemiche, perché è così difficile fare gruppo tra i maschi, mentre le donne sono un blocco unico…
R: I maschi tra loro sono amici, il fatto è che chi li segue non lo è!! Ecco il problema. Le donne lo sono? Aspettate che perdano e poi vedrete anche loro che problemi tireranno fuori.
D: Ormai i tennisti sono considerati delle piccole aziende, coach, preparatori, mental trainer, sedi logistiche dove allenarsi, credi che un giocatore alle prime armi, senza grossi budget alle spalle, possa avere la chance di cercare di entrare nel circuito Atp, oppure è praticamente impossibile… e cosa ti senti di dire a quei genitori che hanno dei figli con delle potenzialità ma con disponibilità finanziaria limitata?
R: Mi sento di dire ai genitori che hanno poca possibilità finanziaria che la cosa migliore è darli in mano a gente che crede in loro, se poi avranno qualche risultato, il resto arriverà da solo.
D: un’ultima domanda, forse la più importante per te, ma l’Inter quest’anno dopo 30 anni di delusioni, la vince la Coppa campioni?
R: Quest’anno: triplete! L'inter in casa mia è una fede!!!
E con questa battuta si chiude il nostro incontro, sperando che i Fognini possano coronare i loro sogni e le loro ambizioni.
Antonello Zani - TennisTeen