Intervista a Marco Pedrini
Inserito il 12 febbraio 2007 08:51 da Redazione in Interviste
Comincia oggi, a Bari, la stagione future italiana: tra i protagonisti ci sarà anche Marco Pedrini, da noi intervistato durante il challenger di Bergamo conclusosi ieri.Ci troviamo in compagnia di Marco Pedrini, 24enne tennista bresciano, con il quale cogliamo l’occasione per fare due chiacchere sulla stagione 2007.
D: Marco, una sconfitta con un periodico 6-2 al primo turno di quali di Bergamo contro il croato Tuksar, giocatore che tra l’altro hai già incontrato nel tuo recente passato.
R: Si è un giocatore che mi porta male. Avevo già perso un match contro di lui, che mi brucia ancora durante il primo turno del challenger di Manerbio nel 2005, avendo avuto tra l’altro anche il match-point per chiudere l’incontro, poi perso sette sei al terzo. Purtroppo per la partita persa contro il croato in questo 1° turno di quali non c’è nessuna recriminazione da parte mia. Non ho giocato bene, lui ha saputo approfittare dei miei errori ed ha vinto meritatamente, senza rubare nulla: peccato perché ci tenevo a far bene qui a Bergamo.
D: Best ranking nel 2005, con tre vittorie a livello futures e due finali, e poi inizio 2006, 1° turno di quali in Australia, e dopo quel momento sono iniziate le difficoltà. Che cosa è accaduto?
R: Il mio primo slam è stato particolarmente sfortunato. Ho incontrato subito la 1° testa di serie delle quali (n.d.r. Marc Gicquel), ed ho perso 6 – 3 al terzo giocando un ottimo tennis. Sono partito per l’Australia all’ultimo momento, un viaggio impegnativo e massacrante e forse con un pò più di esperienza avrei potuto portare a casa la partita. Sono contento di aver giocato gli Australian Open, un torneo fantastico, che mi ha arricchito molto dal punto di vista professionale. Dopodiché, ho ricominciato a giocare sia futures che challenger, ma anche se mi sentivo bene e stavo giocando a buoni livelli i risultati non arrivavano. Spesso basta un piccolo episodio per far girare la stagione, un pizzico di fortuna in più che non ho avuto.
D: Per un giocatore come te, abituato a calcare i tornei futures, che differenza hai notato giocando nei challengers e nei tornei atp?
R: Spesso ti trovi a giocare tornei futures in posti sperduti, dove ci sono dieci persone ad assistere ad un tuo match, raccattapalle non ne hai, e questo credimi per un giocatore e sempre difficile, in quanto spezzi il ritmo della partita, dovendo andarti a prendere la palla. Incontri giocatori che hanno il coltello fra i denti, animati da una determinazione incredibile, persone che vogliono uscire dall’anonimato e che danno tutto durante l’incontro. A livello atp, c’è un livello altissimo di qualità, è tutta un'altra cosa, anche il contesto in cui si svolge il torneo, ti viene voglia di giocar bene per forza, per far vedere quello che vali. E’ bello giocare in impianti dove assistono molti spettatori, i tifosi sono fondamentali.
D: Marco, tu sei un giocatore essenzialmente da superfici veloci, eppure hai ottenuto dei buoni risultati anche sulla terra battuta, ti consideri un polivalente?
R: Si è vero sono un giocatore da superfici veloci, anche se spesso mi trovo in difficoltà giocando contro atleti cosiddetti muscolari che fanno della potenza la loro arma migliore. Essendo un giocatore agile, non disdegno la terra rossa, superfice che mi da la possibilità di difendermi e di poter contro attaccare.
D: Parlando con il tuo coach Bonaiti, mi ha raccontato di una partita persa in Slovenia l’anno scorso in modo incredibile, contro lo spagnolo Gimeno, avendo avuto diversi match point a tua disposizione per chiudere l’incontro. Quanto è importante avere il coach al tuo fianco?
R: La presenza dell’allenatore è fondamentale. Se avessi avuto lui vicino, quella partita l’avrei portata a casa ed avrei dato una svolta alla mia stagione. Purtroppo chi non ha la possibilità di poter avere sempre al suo fianco il coach è molto penalizzato. Avere vicino una persona della quale tu hai fiducia e con la quale ti trovi beni fa sì che uno abbia ancora una maggiore determinazione a fare sempre meglio.
D: Campionati a squadre quanto sono importanti per un giocatore come te?
R: Sono fondamentali, senza l’introito derivante dalla partecipazione di queste competizioni, sarebbe
difficile poter disputare la stagione. Io gioco il campionato svizzero e quello italiano, e questo mi permette di portare a termine la mia stagione agonistica. Viaggi, allenatore, vitto, spese varie, la stagione per un giocatore del mio livello si aggira minimo sui 20.000 Euro annui, e non sempre i prize money coprono questa cifra.
D: Marco, ti ringrazio per la tua disponibilità, e mi auguro che la tua stagione possa veramente decollare, perché lo meriti. Lo merita la tua serietà, lo meritano i sacrifici che stai facendo, e mi piacerebbe vederti salire in classifica, e questo è un augurio che tutti gli amici di Tennis Teen ti rivolgono.
R: Ti ringrazio , e vorrei attraverso te fare i complimenti agli ideatori di Tennis Teen per il bellissimo lavoro che stanno facendo e vorrei cogliere l’occasione per salutare tutti gli utenti di questo sito, ringraziandoli per il supporto che danno a tutti noi tennisti italiani. Ciao a presto.
Intervista a cura di Antonello Zani