Volandri risorge ad Umago
Inserito il 27 luglio 2006 02:15 da Redazione in ATP Tour
Nonostante le ultime prestazioni negative, un Filippo Volandri rinato recupera una situazione disperata ed elimina lo spagnolo Ruben Ramirez-Hidalgo dopo una maratona durata 3 ore.
Se sarà questa la partita che pone definitivamente fine al periodaccio di Filippo Volandri, non è possibile ora dirlo; quel che è sicuro è che Filo, il tanto criticato Filo, ha dimostato di esserci ancora, ha mostrato ancora una volta che di lottare lui ne ha ancora voglia. Ed è questo l'importante.
Dopo 3 mesi in cui le sconfitte e le prestazioni negative si susseguivano con una regolarità sospetta, in cui ogni partita sembrava quella del riscatto, ma poi il match non regalava mai quelle gioie, oggi qualcosa è cambiato.
Si è dovuti tornare ad Umago, l'Umago che nel 2003 celebrò la sua prima finale ATP dopo i quarti di finale nei Master Series che lo proposero al grande pubblico; che nel 2004 lo vide qualificarsi per la finale dominando uno dei più grandi specialisti di questa superficie, Carlos Moya; che nel 2005 lo vide sfatare il tabù Robredo e arrivare ancora lì, coi migliori. Umago rappresenta una tappa importante nella carriera del livornese, ma forse la partita di stasera è stata quella più importante, tra tutte.
Dall'altra parte non c'era Nadal o Federer, non c'era Coria o Gaudio, c'era un onesto pedalatore come Ruben Ramirez-Hidalgo; quel che importava, per una volta, non era quello che c'era al di là della rete, ma ciò che era al di qua. Un Volandri, come detto, scarico mentalmente, che sembrava tutt'altro che in fiducia, che non riusciva più a trovare la retta via, neppure sulla superficie prediletta.
Sensazioni tutte confermate dal parziale del primo set, 6-4 in favore dello spagnolo, che marciava trionfalmente all'inizio del secondo set, fino al 4-0 e servizio. Sembrava finito, tutto concluso, nemmeno la magia di Umago sapeva risvegliare Filippo.
Ma Volandri non c'è stato; è tornato su, ha lottato, ci ha creduto, ha sfruttato le manchevolezze di un Ramirez-Hidalgo che evidentemente si sentiva già sotto la doccia, fino ad arrampicarsi al tie break, chiuso per 7 punti a 4.
Nel set decisivo, dopo un passaggio a vuoto iniziale dovuto allo stress accumulato per recuperare la situazione disperata, il match passava saldamente nelle mani di Filo, che volava 5-2, poi 5-3 40-15, ma non riusciva a chiudere. D'altronde i tanti episodi negativi passati non potevano essere svaniti nel nulla d'un tratto. E l'iberico rientrava: 5-5.
Ma Filippo non mollava, il match scendeva di livello, diveniva una lotta corpo a corpo in cui la vittoria aveva, se possibile, valore maggiore che in ogni altra occasione. Altro 6-6, altro tie break.
I servizi venivano seguiti in modo armonioso, fino al decimo punto, in cui Volandri strappava il minibreak che lo portava a chiudere per 7 punti a 5.
Non sarà stato il match migliore di sempre per Filippo, ma di sicuro sarà un match importante; una vittoria così, francamente, non può che fargli bene. E ne aveva davvero bisogno.
TennisTeen
Luca Brancher
Dopo 3 mesi in cui le sconfitte e le prestazioni negative si susseguivano con una regolarità sospetta, in cui ogni partita sembrava quella del riscatto, ma poi il match non regalava mai quelle gioie, oggi qualcosa è cambiato.
Si è dovuti tornare ad Umago, l'Umago che nel 2003 celebrò la sua prima finale ATP dopo i quarti di finale nei Master Series che lo proposero al grande pubblico; che nel 2004 lo vide qualificarsi per la finale dominando uno dei più grandi specialisti di questa superficie, Carlos Moya; che nel 2005 lo vide sfatare il tabù Robredo e arrivare ancora lì, coi migliori. Umago rappresenta una tappa importante nella carriera del livornese, ma forse la partita di stasera è stata quella più importante, tra tutte.
Dall'altra parte non c'era Nadal o Federer, non c'era Coria o Gaudio, c'era un onesto pedalatore come Ruben Ramirez-Hidalgo; quel che importava, per una volta, non era quello che c'era al di là della rete, ma ciò che era al di qua. Un Volandri, come detto, scarico mentalmente, che sembrava tutt'altro che in fiducia, che non riusciva più a trovare la retta via, neppure sulla superficie prediletta.
Sensazioni tutte confermate dal parziale del primo set, 6-4 in favore dello spagnolo, che marciava trionfalmente all'inizio del secondo set, fino al 4-0 e servizio. Sembrava finito, tutto concluso, nemmeno la magia di Umago sapeva risvegliare Filippo.
Ma Volandri non c'è stato; è tornato su, ha lottato, ci ha creduto, ha sfruttato le manchevolezze di un Ramirez-Hidalgo che evidentemente si sentiva già sotto la doccia, fino ad arrampicarsi al tie break, chiuso per 7 punti a 4.
Nel set decisivo, dopo un passaggio a vuoto iniziale dovuto allo stress accumulato per recuperare la situazione disperata, il match passava saldamente nelle mani di Filo, che volava 5-2, poi 5-3 40-15, ma non riusciva a chiudere. D'altronde i tanti episodi negativi passati non potevano essere svaniti nel nulla d'un tratto. E l'iberico rientrava: 5-5.
Ma Filippo non mollava, il match scendeva di livello, diveniva una lotta corpo a corpo in cui la vittoria aveva, se possibile, valore maggiore che in ogni altra occasione. Altro 6-6, altro tie break.
I servizi venivano seguiti in modo armonioso, fino al decimo punto, in cui Volandri strappava il minibreak che lo portava a chiudere per 7 punti a 5.
Non sarà stato il match migliore di sempre per Filippo, ma di sicuro sarà un match importante; una vittoria così, francamente, non può che fargli bene. E ne aveva davvero bisogno.
TennisTeen
Luca Brancher