Paolo Canè: amo questo sport, il tennis è la mia vita!
Abbiamo intervistato Paolo Canè, ex n°26 ATP e attuale allenatore di giovani tennisti. Paolo ci parla a 360° dell'attuale momento del tennis italiano e non solo, esprime la sua amarezza per non essere stato coinvolto nell'allenare qualche giovane promessa.
Ho il piacere di ospitare nella nostra rubrica, l’indimenticato campione Paolo Canè, giocatore che ha lasciato incredibili ricordi agli appassionati di tennis, nella sua lunga carriera in Coppa Davis e nel circuito ATP.
D: Ciao Paolo, come stai?
R: Sto bene, non posso lamentarmi, faccio un lavoro che amo, e sto proseguendo il mio cammino sui campi da tennis, lavorando nell' Academy Mongodi di Cividino e seguendo un gruppetto di ragazzi nei quali credo molto, cercando di trasmettere la mia esperienza maturata in molti anni vissuti all’interno del circuito Pro.
D: Il tennis maschile da molti anni non riesce a produrre un campione, quest’anno a livello Atp, i nostri giocatori hanno iniziato malissimo, una serie di sconfitte non preventivate, un Australian Open pessimo per i nostri colori, una tua riflessione...
R: I giocatori italiani sono dei professionisti seri, cercano sempre di dare il massimo, ma a differenza del tennis femminile, il maschile ogni anno aumenta il livello, è sempre più difficile competere, basti vedere i primi turni di qualificazione di qualsiasi challenger, il livello è già altissimo, tutti sono iper allenati, anche se molti giocano male a tennis tecnicamente, ma tirano tutti fortissimo. Il servizio viaggia costantemente su medie di 200 km/h, tutti i match ormai sono al 50%, nessuno si può permettere di scendere in campo pensando di portare a casa tranquillamente una vittoria, è un tennis molto fisico e muscolare, diverso dal tennis che giocavo io. Se non ti presenti sempre al massimo, in fiducia, convinto dei tuoi mezzi e delle possibilità, cominci a perdere con tutte le conseguenze del caso.
D: A detta di molti addetti ai lavori, il tennis femminile è enormemente più facile del tennis maschile, e a livello femminile siamo tra le nazioni più forti, avendo anche due campionesse come Pennetta e Schiavone…….
R: E’ verissimo, abbiamo delle giocatrici molto competitive, preparatissime e seguite molto bene, però se faccio l’esempio della Henin, che si è ritirata e poi dopo un anno e mezzo si ripresenta in campo, arrivando in finale agli Australian Open, credo che una cosa del genere a livello maschile difficilmente potrebbe accadere, perché il livello competitivo tra le donne è molto più facile, difficilmente una top 10 perde contro una top 100/120, nel maschile, queste sorprese ogni tanto accadono. Le donne hanno gli attributi perché sono delle professioniste serie, vincono sia a livello di squadra sia a livello individuale, e poi vincono sempre, basta ricordare la splendido filotto della Pennetta l’anno scorso in America, sono veramente encomiabili.
D: L’affaire “Bolelli”, ti sarai fatto un’opinione del momento negativo che sta attraversando il nostro maggior talento italiano...
R: Credo che le scelte degli ultimi mesi del giocatore di Budrio, non siano frutto di decisioni prese autonomamente, la decisione di cambiare coach, la coppa Davis, sono cose che non siano nate dalla volontà del giocatore. Hanno creato troppa confusione intorno a lui. Simone ha sicuramente sbagliato, rifiutando la convocazione in Davis, giocare per il proprio paese non si rifiuta mai, non doveva andare a Bangkok, ma doveva accettare la Davis, si trattava di uno spareggio. E poi un altro grave errore, è stato quello di lasciare coach Pistolesi, con il quale si era creato un feeling, un legame molto forte, e che aveva prodotto degli ottimi risultati, facendolo entrare nei top 40.
Pistolesi è un ottimo coach, ma ha sbagliato quando, dopo i primi risultati positivi, ha iniziato un braccio di ferro con la federazione, e questo ha creato tensione, e il giocatore ne ha risentito. Dispiace ciò che è accaduto, perché Bolelli è il nostro maggior talento, e vederlo uscire dai top 100 fa veramente male, è una cosa triste. La sua ultima sconfitta contro Sluiter è figlia di una scelta errata, gli avevano offerto una wild card per il main draw del challenger di Bergamo, torneo che ha giocato diverse volte, davanti ad un pubblico amico, lui invece ha preferito il primo turno delle quali dell’Atp di Rotterdam, dove poi ha perso ritirandosi nel secondo set, contro un giocatore non irresistibile come l’olandese. Avrebbe dovuto accettare la wc, avrebbe fatto delle vittorie che avrebbero dato morale e punti preziosi. Speriamo che si possa riprendere, ha solo ventiquattro anni.
D: Dispiace che un ex giocatore come te, con la tua esperienza e i tuoi risultati, non possa seguire il Bolelli della situazione, credo che sia un peccato non approfittare tra virgolette del tuo know how maturato in anni di tour….
R: Dispiace anche a me, vorrei essere utile al nostro movimento, ma la verità è che in Italia non sono coinvolti gli ex giocatori, come a differenza avviene in altre federazioni, come quella francese o spagnola. Chi vuole lo può fare in forma privata, chi non lo vuole fare cambia lavoro, cambia professione, ed è un peccato perché credo che si vadano a disperdere delle risorse preziose, che potrebbero portare a qualcosa di buono. Questa cosa mi lascia l’amaro in bocca, perché in cuor mio, sono convinto che potrei essere veramente utile a questi giocatori, ma non me ne viene data la possibilità. Purtroppo qui da noi, c’è poca collaborazione tra maestri, ognuno pensa a curare il proprio orticello, e la cosa assurda è che sono nate in questi ultimi anni delle splendide Academy, con campi indoor, palestre, tutto ciò non può che essere di aiuto ad un giovane per intraprendere il difficilissimo sentiero che porta al mondo del professionismo, i presupposti ci sono, i risultati meno.
D: Per te è più difficile allenare oggi o giocare quando eri professionista?
R: Sicuramente allenare è molto più difficile, anche perché quando giocavo, avevo un livello di gioco molto alto e questo mi consentiva di eliminare molti problemi. Ho raggiunto la ventiseiesima posizione mondiale, forse se avessi avuto alle spalle un team, sarei sicuramente potuto salire di più in termini di ranking. Allenare un professionista, non è una cosa facile, sicuramente chi lo è stato è agevolato in questo, perché molte problematiche le ha vissute in primis.
D: Che cosa pensi del nuovo canale satellitare della FIT, dove tra l’altro hai lavorato?
R: Si ho lavorato a Super Tennis, facevo la rubrica “circolando”, anche se alla fine non mi stimolava moltissimo raccontare le storie dei club ed ho preferito interrompere la collaborazione. E’ sicuramente una bella iniziativa questo canale che cerca di propagandare il tennis, anche se dovrebbe curare di più la qualità di chi va a commentare i programmi.
D: Spesso in molti Forum, gli appassionati rimpiangono che non ci sia più un giocatore come Paolo Canè, che regalava forti emozioni, credo che faccia piacere questa cosa...
R: Ho sicuramente dato molto al tennis italiano, ho sempre giocato per il mio paese consapevole della responsabilità che ciò comportava, anche se sono spesso ricordato per la vittoria di Cagliari, o per i fiori a Roma. Ti ripeto, la cosa che mi dispiace, è che ho giocato una vita a tennis, eppure nessuno ti viene a chiedere se hai voglia di seguire qualcuno oppure se vuoi essere coinvolto in qualche progetto ambizioso, questa è una cosa che mi fa male, anche perché amo questo sport, il tennis è la mia vita. E poi quando penso che a Roma ho dovuto acquistare i biglietti per vedere il master series, la cosa mi ha fatto molta tristezza, anche perché credo di aver dato qualcosa a questo ambiente.
D: Ti ringrazio Paolo per il tempo e per la tua disponibilità e ti faccio un grandissimo in bocca al lupo per il tuo lavoro.
R: Sono io che ringrazio te, e tutti gli amici di Tennisteen, e anzi colgo l’occasione per invitare tutti quelli che amano questo sport a passare un week-end di tennis, qui alla Academy di Mongodi a Cividino, vi prometto che non ve ne pentirete.
Antonello Zani - Tennisteen