Intervista ad Eduardo Infantino, coach di Matteo Trevisan
Inserito il 26 novembre 2008 22:08 da Redazione in Angolo del Coach
Intervista ad Eduardo Infantino, quotatissimo coach argentino, che da qualche mese segue in prima persona uno dei maggior talenti italiani nel tennis giovanile azzurro, Matteo Trevisan.Intervista a cura di Antonello Zani.
Per la realizzazione di quest'intervista, oltre ovviamente a coach Infantino, si ringrazia la collaborazione del direttore della comunicazione Fit, il Dottor Giancarlo Baccini.
Continuiamo la nostra carrellata di interviste ai coach più importanti (prossimamente ci saranno anche Brandi, Panajotti e Caperchi), e ora è venuto il momento di intervistare Eduardo Infantino, coach di Matteo Trevisan.
D: Buongiorno Eduardo, è un piacere per me intervistarti, in quanto sei uno degli allenatori più prestigiosi ed importanti che si trovano attualmente in Italia.
R: Grazie, sei troppo buono, speriamo che i risultati mi diano sempre ragione.
D: La Fit, ha deciso di puntare su di te per quanto concerne Trevisan, uno dei nostri maggiori talenti che si allena a Tirrenia nel centro Federale. Come sta procedendo il progetto “Trevisan”?
R: Purtroppo quest’anno Trevisan ha avuto diversi problemi fisici, tra cui la mononucleosi , e tutto ciò non ha permesso a Matteo di poter gareggiare per più di due settimane consecutive. E’ un giocatore in continua fase di costruzione, ha un potenziale elevatissimo, e il mio compito è quello di far sì che lui possa esprimersi al meglio delle sue possibilità.
D: La tua storia Eduardo è abbastanza particolare, sei uno dei coach più prestigiosi, a livello internazionale, eri l’allenatore di Juan Martin Del Potro, ma hai deciso di rimetterti in discussione accettando la proposta della Fit, per allenare questo nostro talento. Un progetto ambizioso, nel quale la Fit crede moltissimo, un progetto non privo di ostacoli e difficoltà. In Italia ormai da troppi anni c’è un'attesa spasmodica per un nuovo top ten, certo che se tu riuscissi anche grazie alla Fit a portare a compimento questo progetto, sarebbe un grande volano per tutto il movimento.
R: Io credo molto in questo progetto, ho lasciato un giocatore vincente per venire qua, per accettare il piano ambizioso che la fit mi ha proposto, ed io non posso che essere lusingato e onorato del fatto che la Federazione Italiana, abbia pensato a me per allenare il suo maggior talento. Il fatto che Del Potro sia diventato un giocatore vero, che abbia scalato le classifiche mondiali, non può che rendermi orgoglioso del buon lavoro fatto con lui. Del Potro lo conosco da quando aveva undici anni, l’ho visto crescere. Spesso mi si chiede se mi aspettavo un exploit così dirompente di Juan, di solito rispondo che il lavoro che è stato fatto all'inizio, ed è stato fatto bene, e ora i risultati sono agli occhi di tutti.
D: Dimmi la verità Eduardo, non ti dispiace un poco aver lasciato Del Potro, essendo uno dei nuovi talenti emergenti del circuito mondiale?
R: No, assolutamente no, anche perché il lavoro che ho fatto con lui non si cancella e questa sua esplosione non mi stupisce assolutamente. Io sono contento così, è successo già con Monaco, Squillari, Zabaleta, Camporese, Coria, Gaudio, Davin e con molti altri. Nella mia carriera ho portato tre giocatori nei top ten, e nove nei top venti. In Italia finalmente, hanno capito di aver necessità di persone che facciano un lavoro diverso, d’altronde se da trent’anni l’ultimo top ten italiano è stato Barazzutti (ndr n° 7), e non ce ne sono più stati, qualcosa di diverso bisognava fare. C’è bisogno di persone che portino una mentalità diversa e la federazione ha visto in me quella persona che può portare qualcosa di diverso, un cambiamento. Per me parlano i risultati, e poi in Italia ho tanti amici, mi sono sempre trovato benissimo e per me questa era la scelta più logica.
D: Eduardo, non posso esimermi da non farti questa domanda tra virgolette delicata. Molti coach italiani si sono stupiti della scelta della Fit di scegliere te come coach di Trevisan in quanto secondo loro anche in Italia c’erano già degli allenatori molto preparati.
R: Mi dispiace che ci siano state queste polemiche. Io sono amico di tutti i coach italiani che conosco personalmente. Che dire…..voglio mettere al servizio la mia esperienza e per me ripeto, parlano i risultati……sono onorato che la scelta della Fit sia caduta sulla mia figura….vuol dire che in tutti questi anni ho seminato qualcosa di buono. Io credo fortemente in questo progetto, se non ci credessi, non avrei mai accettato. E poi è una scelta legittima quella della Fit, la quale deve avere la possibilità di agire liberamente, ci mancherebbe. E poi forse molti non sanno che il mio compito non è solo quello di allenare Trevisan, ma anche quello di collaborare con la Federazione, cercando di apportare quei suggerimenti che possono essere di utilità alla crescita di qualsiasi giocatore. Infatti, collaboro con i vari Miccini, Lopez, e con tutti quelli che sono a Tirrenia.
D: Parlando con un tuo collega, coach Fanucci, secondo lui uno dei motivi per cui il tennis negli ultimi venti -trent’anni non è mai andato bene, è per un semplice motivo, nel tennis arrivano gli scarti degli scarti degli altri sport….il calcio e poi il basket e la pallavolo prendono tutti i migliori e alla fine nel tennis arrivano quei ragazzi che non trovano spazio in questi sport…….tu cosa ne pensi, sei d’accordo su questa teoria?
R: Assolutamente no, non sono d’accordo con Fanucci, e ti spiego subito perché. Perchè in paesi come l’Ecuador che ha avuto giocatori come Gomez, Lapennti, oppure il Brasile che ha avuto Guga Kuerten queste cose non succedono…….…bisogna capire che i campioni si creano con la metodologia dell’allenamento. Lo stesso Cile, ha avuto Rios, Gonzalez, Massu, e non dirmi che il Cile è un paese più importante dell’Italia. E’ una questione di metodologia, dietro questi grandi giocatori, c’è un grosso lavoro fatto dai loro coach, Larry Passos, per citarne uno. Ha fatto uno splendido lavoro con Kuerten. In Italia, c’è materiale su cui lavorare, bisogna cambiare le metodologie di lavoro, e prendere persone che sappiano rendere al massimo questi sistemi di lavoro. In Argentina, ad esempio i coach hanno voglia di vincere, girano moltissimo, passano lontano da casa molti mesi l’anno. E poi non dimentichiamoci che in Francia e Australia, grazie allo slam, le federazioni anno anche molti soldi da investire, e questo incide non poco sulla formazione di un giocatore.
D: Eduardo, hai un contratto triennale con la fit che scade nel 2010, e sicuramente la Fit ti avrà esposto il suo target per Trevisan…..
R: Il mio compito è far sì che Trevisan possa esprimersi al massimo delle sue potenzialità, e anche di favorire l'adozione di sistemi di lavoro che contribuiscano a dare ai giocatori italiani la possibilità di entrare nei top 20 e nei top 10.
D: Parlando con i vari coach argentini e giocatori, spesso mi dicevano che la cosa che manca in italia, è la voglia di far gruppo, mentre per gli italiani questo spesso non accade, ognuno va per la sua strada….
R: Le cose Antonello stanno cambiando, Volandri ad es. è venuto ad allenarsi a Tirrenia, Trevisan è andato da Fanucci a Firenze. La Federazione, dal canto suo, tiene sempre aperte le sue porte a tutti i giocatori italiani. Lopez, ad esempio si è andato ad allenare a Reggio Emilia con Michelotti, si allena anche a Tirrenia, ormai si sta instaurando un sistema di sinergie e questo non può che far bene al tennis italiano, è uno stimolo in più per crescere qualitativamente.
D: Ma com’è possibile che qui in Italia, quando si parli di tennis, spesso e volentieri ci siano sempre mille polemiche, ma in Argentina succede la stessa cosa?
R: No, in Argentina queste cose non succedono, poichè da noi ognuno è molto critico verso il proprio lavoro. Ognuno si deve assumere le proprie responsabilità. La Federazione italiana in questi ultimi anni è cambiata in meglio, basta vedere i risultati, successo al foro Italico, Tirrenia, i p.i.a., i centri estivi di Sestola, il nuovo canale Super Tennis e molte altre cose. Bisognerebbe essere corretti e riconoscere quanto di buono la Fit sta facendo. I tifosi devono avere pazienza, i risultati non tarderanno ad arrivare,stiamo pedalando tutti nella stessa direzione, alla fine tutti vogliamo la stessa cosa, il bene del Tennis Italiano. Certo la pressione si sente, fa parte del nostro lavoro, stiamo dando tutti il massimo, lasciateci lavorare e alla fine vedrete che i risultati arriveranno. Sono molto ottimista per il futuro, credo in questo progetto e sono convinto che alla fine i nostri sforzi saranno ripagati con gli interessi.
Eduardo non posso che ringraziarti per la gentilezza e il tempo che ci hai concesso, è stato un piacere ospitarti.
Antonello Zani - tennisteen.it