Intervista a Marco Boesso

Inserito il 5 marzo 2008 00:05 da Rudolf Meraner in Angolo del Coach
Dopo i due tornei indoor a Parigi ed Anversa e la trasferta a Doha, Karin Knapp si è allenata a Caldaro sotto la guida di Marco Boesso e Lisa Sartori per prepararsi al meglio per la trasferta americana. Oltre a Karin ho fatto delle domande al suo coach. Per sottolineare quello che ha detto Marco Boesso alla fine dell’intervista vi dico che ho registrato la stessa di sabato alle nove di mattina al Tennis Club Caldaro, quando Karin Knapp, Andreas Seppi, Marco Boesso, Massimo e Lisa Sartori hanno iniziato i lavori.


Marco, cosa significa questa finale raggiunta ad Anversa da Karin per te?

Significa che il lavoro che stiamo facendo sta andando bene. Quindi è una conferma. Inoltre è uno stimolo, se ci sono i risultati si va avanti con più entusiasmo.

Dove può arrivare Karin?
Speriamo il più lontano possibile. Sta migliorando come giocatrice sotto tutti gli aspetti ma ci sono ancora dei margini di miglioramento. E su questo stiamo lavorando.

In che cosa deve migliorare?
Deve migliorare sicuramente nel gioco a rete, negli attacchi e deve essere più aggressiva. Abbiamo lavorato su questo nell’inverno e continueremo a farlo per tutta la stagione.

Quali sono i prossimi obiettivi?
Abbiamo fissato come prossimo obiettivo quello di essere testa di serie al Roland Garros.

Karin è una giocatrice che ha nella potenza una delle sue armi migliori.
Si, la potenza è una delle sue maggiori qualità data dalle caratteristiche fisiche. Non ha una grandissima agilità, però ha molta potenza e deve imparare a sfruttarla bene perché tante volte la potenza è un’arma a doppio taglio: può essere un grosso vantaggio, però se è gestita male può diventare un grosso svantaggio. Deve giocare i vincenti nel momento giusto, senza esagerare. Non deve abusare di questa qualità.

Marco, ancora due domande su di te. Come sei arrivato a Caldaro?
Il presidente Vorhauser mi ha contattato per giocare nel campionato a squadre in serie C ed è da li che si è instaurato un buon rapporto, poi mi ha chiesto di collaborare. Ormai sono qui da dieci anni. Prima ho lavorato con molti ragazzi che sono passati per il Tennis Club Caldaro e successivamente con Karin Knapp.

Come ti trovi a Caldaro?
Mi trovo molto bene. Dal punto di visto lavorativo è il massimo in questo momento. Certo ci vuole anche un po’ di fortuna, per esempio quella di trovare una giocatrice come Karin. Noi lavoriamo sempre per portare un giocatore in alto poi purtroppo tanti ragazzi si perdono per strada. Su certe cose noi cerchiamo di essere rigidi, soprattutto nel lavoro; se vuoi arrivare devi lavorare molto e non puoi fare tante altre cose. Però quelli che tengono duro alla fine arrivano e noi abbiamo due esempi straordinari. Avere due atleti nei primi cinquanta non può essere un caso, è il frutto di tanto lavoro  ed è una conferma per noi: di lavoro fatto bene.