Rilfessioni degli Australian Open
Inserito il 27 gennaio 2007 00:44 da Alex De Petris in Angolo del Coach
Torna la rubrica di Claudio Pistolesi che ci racconta delle sue riflessioni sugli Australian Open che si stanno concludendo in questi giorni.
Da dove comincio? Da Federer che ha appena spazzato via Roddick per l'ennesima volta? Da Nadal che ha perso peso sia fisicamente che come importanza nell'essere il piu' credibile "AntiFederer"? O da Serena Williams che invece, con tutto il rispetto il peso non l'ha perso ma ha dimostrato che il tennis femminile è molto più difficile da giudicare e da prevedere perchè se arriva in finale lei, per carità campionessa indiscussa, ma con una notevole zavorra addosso, vuol dire che i parametri per vincere sono più emotivi e tecnici che atletici. Non mi pare che in tutti questi argomenti ci siano delle clamorose novità e quindi la domanda, anche questa vecchissima ormai, ma che ci era sembrato potesse avere una risposta diversa è "Perchè gli italiani non vincono? Sui giornali e riviste specializzate c'è sempre un discorso, ormai un ritornello, sulle valutazione relative alle "colpe" per i mancati successi dei nostri negli slam. Su meriti e colpe credo sia ormai necessario provare a mettere mettere un pò di ordine.
Dal panorama tennistico Nazionale Il primo errore che si deve evitare è associare le sconfitte degli italiani ad una presunta mancanza della federazione, anzi, espressione che detesto con tutte le mie forze, a presunta mancanza di "aiuti" da parte della fit che quel simpaticissimo ex Presidente Federale, oggi stimato Presidente Onorario, Avv. Paolo Galgani, aveva ribattezzato "mamma fit".
A mio avviso la federtennis, per una espressione paradossale che spero mi farete passare "non merita di avere colpe ". Se cosi' fosse infatti, avrebbe anche diritto a prendersi i meriti quando si vince o si vincerà, ma la realtà è semplice: ne colpe nè meriti. Sono ben felice di prendere in pieno le responsabilità, per la mia parte di lavoro di coach, quando le cose non vanno bene. Anzi, credo che essere presenti ed accanto ai propri giocatori nella sconfitta sia una delle qualita' piu' importanti per un allenatori. Troppo facile farlo quando essi vincono.
Io credo che ormai, nell'attenta osservazione dei fatti, si capisce invece che la Fit nei confronti dei suoi "figli" cioè i giocatori, si comporta nella maniera opposta alla normale natura materna. Una mamma italiana che si rispetti, è sempre pronta al sacrificio, si prende la colpe dei figli senza esitazioni ed esalta i loro meriti spesso più di quanto essi siano effettivi! "Ogni scarrafone e' bello a mamma soia!" Cantava Pino Daniele.
Tradotto tutto ciò nel nostro mondo del tennis italiano, sempre a mio giudizio, succede l'opposto. Se si vince la fed cup il merito, secondo l'attuale presunta, "mamma" (visto l'atteggiamento post vittoria nelle interviste dei dirigenti e nel leggere i suoi organi di stampa) è del lavoro fatto negli ultimi anni dalla federazione tennis. Discorso ripreso dal Presidente del Coni Petrucci, e da dirigenti che si riuniscono in una piacevole gita per i consigli federali nella città più bella del mondo. (Si riuniscono sotto la curva della Lazio ( sigh !)) Io avrei anche ricordato piu' marcatamente invece i meriti di Silvia Farina, che insieme alla Schiavone è la piu' forte tennista italiana di tutti i tempi, che ha costituito un esempio di professionalità esemplare per tutte le giovani che poi hanno vinto la fed cup e non proprio riempita di complimenti in passato dalla dirigenza Fit.
Se invece si non si va in serie A in Davis, sempre secondo ciò che traspare dalle stesse deprimenti interviste, la colpa è dei giocatori che preparano i tornei con il beach tennis e dei loro coaches che "sono meno seri di quelli del settore femminile". Parole dalle quali nessun dirigente federale ha avuto il coraggio di prendere le distanze o di scusarsi . Che delusione di mamma! Qualunque giudice avrebbe tutto il diritto di toglierle l'affidamento e la materna potesta dei figli! Ma penso che ormai tutti noi abbiamo capito che nel tennis Italiano è meglio essere orfani.
Il fatto più importante però della mia opinione sul discorso meriti-colpe, a costo di ripetermi, che va ben messo in rilievo, è che le iniziative Fit non hanno in effetti, a mio avviso, un vero valore nè nel nè bene ne nel male all'interno del nostro mondo del tennis internazionale nei tornei di vertice.
Il bello e il cattivo tempo lo fanno comunque i giocatori che, team Italia o no, vanno sul campo in palestra e nei tornei con i loro allenatori per 50 settimane all'anno. E l'Italia la rappresentano lo stesso grazie semplicemente al loro passaporto.
Ciò che conta è guadagnarsi i meriti (e di conseguenza, le responsabilità) ad esempio viaggiando in India a capodanno, con aereo dirottato per maltempo a Colombo nello Sri Lanka, attraversando l'oceano Pacifico dal sudamerica in australia e ritorno come è successo al mio amico Caperchi con suo allievo ( fortissimo secondo me ) Fabio Fognini. Quindi mi pare evidente che quando Volandri batte Robredo in Davis e vince Palermo il merito sia di Volandri stesso e del suo coach. Quindi, per coerenza, non è colpa della Fit che cerca di arrangiarsi con questo progetto team Italia (tra l'altro con una adesione al team stesso incompleta) del quale non molti credo siano a conoscenza, per far vedere che i soldi pubblici del CONI per il programma Olimpico sono spesi bene. Se non si passa il terzo turno (nenche nel tabellone femminile dove siamo " campioni del mondo ) sono certo che tennisti ed allenatori si rimboccheranno le maniche alla grande per far un grande Roland Garros. Sono certo che lo spessore umano degli italiani "in trincea", cioè che viaggiano per i tornei sia straordinario anche nella sconfitta e nell'accettazione delle critiche. A testa alta si guarda al prossimo slam dove Volandri può dire sul serio la sua con un pò di fattore. C'è la speranza che non ci sia più come nel recente passato qualche Argentino (che è andato anche sui libri di storia a Parigi nella famosa " presa della pastiglia ") che sia scorretto nell'alimentazione...
Anche Francesca Schiavone, guidata dall'ormai leggendario coach Giampaolo Coppo che è un pò la guida spirituale-tennistica del presidente Binaghi, sempre a giudicare dalle interviste, a mio avviso può addirittura vincere il Roland Garros. Voglio pensare di vedere a Parigi lo Starace del 2004 che però va ancora piu' avanti, una Pennetta in semifinale e qualche bella sorpresa frutto del lavoro " vero " di coach privati che si sacrificano tutto l'anno con il loro allievi. Se poi vince la Pennetta e la Schiavone va in semi va bene lo stesso... Può anche darsi che i risultati verranno in altri grandi tornei che non siano gli slam ma dai master series e dalla coppa Davis e di nuovo dalla fed cup e per ora, e sottolineo per ora, ci accontenteremo .
E' urgente e necessaria, per prima cosa , un apprendimento di educazione, sportiva e non, dei dirigenti del tennis nei confronti di giocatori e coaches privati , educazione che negli ultimi anni non ha certo brillato.
Dopo sei tornei del 2006 e l'Australian open mi sento di dire che il " progetto team Italia " ha fatto il suo tempo, almeno per come è strutturato ora, anche se toglierei da questo discorso il giudizio professionale dei bravi professionisti che vi sono coinvolti capitanate dal medico del team Prof. Parra che eccelle sia a livello professionale che umano. O, almeno , tale progetto va rivisto nel 70 per cento della sua strutturazione. Faccio affidamento sull'intelligenza e la nota determinazione di Riccardo Piatti per fare punto a capo e studiare insieme un vero progetto unitario.
Sarei il primo ad essere contento se mi accorgessi di poter commentare progetti competenti e professionali, rispettosi dei meriti , tra pubblico e privato.
Claudio Pistolesi