L'effetto-Bolelli “sprona” gli italiani

Inserito il 28 maggio 2008 11:38 da Redazione editoriale in Editoriali
Chiamiamolo pure Effetto-Bolelli. L’Italia tennistica rialza la testa nell’anno di grazia 2008, retta dalle spalle forti del 22enne talento di Budrio...

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(Simone Bolelli)

Erano diversi anni – superfluo mettersi a quantificarli, appassionati e addetti ai lavori “sentono” la cosa – che la prima metà della stagione non dava ai nostri risultati tanto positivi. Da Doha al Master Series di Amburgo, in cinque mesi, abbiamo raggiunto 9 quarti di finale, 3 semifinali e 1 finale. Manca la vittoria in un torneo o l’exploit in uno Slam, ma a questo punto ci piace pensare che sia soltanto questione di tempo.
Risultati di prestigio, come la recente semi di uno strepitoso Andreas Seppi nel torneone tedesco, oppure la finale di Simone Bolelli a Monaco, persa solo al termine di una grande battaglia con l’ex Top 5 Fernando Gonzalez. Ma a stupire è il fatto che siano stati quasi tutti i nostri migliori tennisti, a raggiungere ottimi risultati. Prendiamo Potito Starace: vanta tre quarti di finale, tutti sulla terra, nonostante un inizio caratterizzato dalla squalifica sul caso scommesse prima e problemi fisici dopo. Nei tre Master Series sul rosso, Potito ha mostrato progressi di condizione confortanti, tornando su un livello molto alto e impensierendo Sua Maestà Rafa Nadal. Qualche colpo l’ha perso nella Wolrd Team Cup a Dusseldorf, ma sempre al termine di battaglie di tre set.

Che dire di Seppi? Una semifinale ad Amburgo, un quarto a Portschach, un altro in marzo a Rotterdam, dove forse perse una grande occasione, ma in totale una serie di vittorie prestigiose e convincenti: Hewitt (ex n.1), Nadal (n. 2), Gasquet (n. 9), Monaco (n. 15), Kiefer (ex n.4). Il 24enne di Caldaro ha subìto un piccolo passaggio a vuoto da marzo a maggio, ma anche lui si è ripreso alla grande nelle ultime settimane, “sprecando” un altro tabellone teoricamente favorevole a Roma, in uno sciagurato match contro James Blake.

Proseguendo la carrellata azzurra, abbiamo due quarti di finale e una semifinale di Filippo Volandri, prima che l’infortunio al ginocchio lo penalizzasse in modo quasi definitivo. E poi Fabio Fognini, un quarto e una semi sul rosso sudamericano anche lui prima di farsi male al polso. Aggiungiamoci un quarto di Flavio Cipolla alla prima apparizione in un main draw Atp, e il quadro è completo.

La stagione è buona, ma potrebbe diventare ancora migliore. Quel che è certo è che nelle ultime settimane qualcosa si sia mosso. C’è stato un sussulto, una reazione d’orgoglio. Lo dimostrano i nostri giovani più indietro in classifica, da Naso a Marrai, da Arnaboldi a Fabbiano, che ora tentano molto più spesso, con buoni esiti, la via delle qualificazioni nel circuito maggiore piuttosto che giocare solo a livello Futures e Challenger.

Una chiave di lettura può essere quella dell’Effetto-Bolelli. Da un mese a questa parte si è parlato tanto del ragazzo bolognese, se ne è occupata persino la stampa non prettamente tennistica. Le ottime partite disputate da Simone a Miami e Montecarlo contro Davydenko, a Roma contro Roddick e la già citata finale di Monaco, hanno spostato l’attenzione di tutti su di lui, il «nuovo Panatta», come molti si sono affrettati a ribattezzarlo. «Ha il dritto di Camporese e l’eleganza di Adriano», «Ha colpi che faranno male a quasi tutti i primi dieci in classifica», «Il più forte italiano degli ultimi 20 anni». Si è detto e scritto di tutto, su Simone, in Italia e all’estero. Quasi sempre a ragione, aggiungiamo noi. Bolelli ha davvero qualcosa di speciale, nel gioco e nell’atteggiamento con cui si propone, in campo e soprattutto fuori. Simpatico, affabile, onesto, non cerca mai una scusa. Un signore. Che è facoltà imprescindibile per diventare campione. Certo, dovrà correggere qualche eccesso nelle fasi di gioco, come un’innata pigrizia (marchio di tutti i giocatori di talento, ndr) che spesso lo induce a tirare colpi difficoltosi o a scentrare la palla piuttosto che fare due passi in più. Ma sono difettucci che Pistolesi, siamo certi, limerà insieme a Simone nei prossimi mesi. Per quanto riguarda il livello di gioco, niente da dire. Bolelli ha già dimostrato di poter battere molti Top 20, e di giocarsela quasi alla pari con i primi dieci. Manca solo un po’ di esperienza.

Ad Amburgo può aver pagato la stanchezza? Crediamo di sì, il match contro Juan Monaco lo ha detto in modo inequivocabile. Ma l’Effetto-Bolelli si è sentito sugli altri. Volandri a parte, che purtroppo dovrà quasi certamente fermarsi, gli italiani si sono rivitalizzati da quando si è iniziato a parlare di Simone come del salvatore della Patria. Starace ha giocato un match straordinario contro Nadal, Seppi ha tirato fuori i propri colpi e la propria grinta, raggiungendo una semifinale inaspettata quanto meritata. Naso si è qualificato per il quarto torneo di fila, e quasi riesce a fare l’exploit al primo turno (è solo questione di tempo). Dei più giovani, abbiamo già detto.

Sia chiaro. Seppi e Starace sono fra i primi 50 da una vita, e hanno mezzi importanti. Ma la sana competizione che si sta creando dopo l’esplosione di Bolelli non potrà fare che bene al tennis azzurro, soprattutto se, come abbiamo visto a Roma e ad Amburgo, giocatori  e tecnici faranno “clan” fra loro. Sarebbe bello vedere più spesso i vari Rianna, Sartori, Pistolesi e Fanucci insieme a osservare le partite dei Nostri.

L’Effetto-Bolelli si spiega anche con un altro motivo. Simone si pone traguardi ambiziosi, e non ha timori ad ammetterlo. Per questo siamo convinti che in futuro saprà reggere la pressione, “alleggerendo” da questo punto di vista gli altri, che in passato hanno purtroppo dimostrato di soffrirla. Non è un mistero che i vari Volandri e Starace, problemi fisici a parte, dopo essere arrivati al n. 1 d’Italia, fra i primi 30, abbiano toccato il proprio limite di rendimento. Forse anche per le grandi aspettative in loro riposte da tutti noi.
Siamo sicuri che l’Effetto-Bolelli non deluderà. Visto che Seppi leggero e combattente, ad Amburgo? Ora aspettiamo progressi da Naso, Marrai, Arnaboldi, Fabbiano e Trevisan. Senza dimenticarci di un certo Fabio Fognini, bloccato dalla sfortuna ma in grande ascesa già al suo primo anno vero di circuito. Del resto, sino a un paio di anni fa, nel codice delle grandi speranze azzurre, Bolelli faceva rima con Fognini…


Stefano Bolotta

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