Questo pazzo bellissimo tennis!
Inserito il 23 maggio 2008 11:44 da Redazione editoriale in Editoriali
Involontariamente un utente del forum mi ha fatto questo “passaggio”; leggendo un suo post dopo la sconfitta di Vagnozzi contro Isner a Portschach ero rimasto un po’ esterrefatto: nella sostanza si chiedeva come mai tifavamo per uno senza qualità e che non sarebbe mai arrivato nei 100 del mondo. Ho riflettuto e ho capito che questo, invece, è il bello del tennis. Uno sport senza confini, senza bandiere, senza limiti, uno sport che ti fa soffrire allo stesso modo per le sconfitte di Riccardo Marcon (numero 1052 del mondo) come per quelle di Andreas Seppi (numero 32). Noi tutti durante un match di un nostro beniamino siamo ben consapevoli dei limiti di ognuno, del fatto che uno su mille (come ben sottolineava Morandi) sfonderà e arriverà nel tennis che conta, del fatto che uno è troppo leggero, uno non ha testa, uno non ha il servizio, ma poco importa perché in quei momenti che segnano la partita di un azzurro noi siamo li, davanti ad un pc, a seguire un livescore che non indica neppure come i due stanno veramente giocando, siamo lì ad esaltarci per un 15 o a deprimerci per un punto avverso. A noi non importa se Vagnozzi ha molti limiti, se Stoppini non ha la testa o se Cipolla è una formichina, noi li sosteniamo tutti indistintamente come dei veri e propri ultrà con gli eccessi positivi e negativi del tifo nel momento caldo ma pur sempre con un grande, grandissimo cuore; poi, passata la baraonda, esaminiamo i risultati e sappiamo bene chi potrà diventare campione un giorno e chi invece non lo sarà mai neppure con l’aiuto del genio della lampada ma noi, sotto sotto, coltiviamo le nostre speranze e i nostri sogni di vedere tanti nostri ragazzi competere ad alti livelli.
Il tennis non ha confini geografici, di età, di classe e di classifiche ed è questo il bello, questa è la sottile ma enorme differenza che lo distingue da sport come ad esempio il calcio ed è così che dovrebbe essere. Nel cassetto della mia memoria ho un derby Atalanta-Brescia di qualche anno fa, ero in curva con gli occhi gonfi di lacrime a causa dei lacrimogeni lanciati dalla polizia… bhe, solo pochi giorni fa avevo gli occhi quasi gonfi di lacrime anche per lo sport della racchetta, ma di rabbia, per la sconfitta di un romano come Flavio Cipolla e ancora ieri non ero davanti al pc e soffrivo nell’attesa (e nella speranza di una vittoria) di scoprire il risultato del bresciano Alberto Brizzi! Un romano e un bresciano già proprio così!
O ancora, per noi appassionati l’attesa del risultato di Riccardo Ghedin nei quarti di finale di un future in Kuwait corrisponde all’attesa del torneo atp di Portschach che vede impegnato il nostro Seppi.
Ghedin chi? Direbbe Maurizio Mosca… già, perché visto che i media dedicano un’attenzione a dir poco irrisoria a questo sport (basti pensare che io non ho sentito in nessun notiziario della semifinale di Andreas ad Amburgo) capita anche che amici non appassionati come me fermino la loro conoscenza dei cavalieri azzurri a malapena a Bolelli, Poto, Filo e Seppi e gli altri? Chi li conosce? Tieni a Cipolla??? L’unica che conosco con questo nome serve per il soffritto… Petrazzuolo??? Chi è, quell’impresa edile del paese vicino? Con queste premesse vai tu a spigargli che ho appena inviato una mail al direttore del torneo Kuwitiano per sapere il risultato del Ghedo… un matto direbbero. Ma la sostanza è proprio questa, noi amanti del tennis siamo pazzi e ci piace essere così perché noi i nostri beniamini li “accompagniamo” dal numero 1000 del ranking al 100, li “consoliamo” nelle loro sconfitte più brutte e li esaltiamo nelle loro giornate migliori, gli tiriamo virtualmente le orecchie per le sconfitte inaspetatte… insomma, sappiamo benissimo che forse nessuno di loro diventerà mai un campione, che forse uno diventerà un top 30 e che pochi avranno l’onore di entrare nei migliori 100 giocatori del mondo, ma non importa noi li sosterremmo sempre e comunque, perché noi siamo fatti così, proprio come questo pazzo ma bellissimo tennis.
Diego Stocchi