Le regole del circo
Inserito il 19 dicembre 2007 17:35 da Alessandro Bianchi in Editoriali
Sembra che un ciclone stia per abbattersi sul circo del tennis, che ospita, tra tanti gentili bipedi e bimani impegnati a darsi fiera battaglia sui campi rettangolari d?ogni colore, anche qualche giocherellone e, probabilmente, qualche tipaccio, che presenzia, di tanto in tanto, per disturbare le amene giornate del circuito. Con questo breve racconto torno a scrivere sul celebre portale di TennisTeen: tutti i miei editoriali saranno dedicati ai frequentatori del forum omonimo, abitato da persone che condividono la stessa passione per il tennis. Ringrazio Sevilla e tutti coloro che hanno pensato di affidarmi questo piacevole compito.
Sembra che un ciclone stia per abbattersi sul circo del tennis, che ospita, tra tanti gentili bipedi e bimani impegnati a darsi fiera battaglia sui campi rettangolari d’ogni colore, anche qualche giocherellone e, probabilmente, qualche tipaccio, che presenzia, di tanto in tanto, per disturbare le amene giornate del circuito.
Il direttore del circo, straordinario piazzista, dopo aver cercato di impreziosire il gioco, favorendo l’introduzione del round robin e su questo essendo stato respinto con perdite, si trova ora ad affrontare un problema enorme, per uno che, ad ogni porta, cerca di vendere il suo prodotto. “Venghino i siòri: più gente entra, più bestie si vedono! Entrino, prego, entrino per di qua! Fiere di rara qualità!”: come fa, adesso, l’ineffabile personaggio ad ammettere che il suo tendone è abitato anche da circensi poco raccomandabili?
Il buon mercante se la cava sempre, anche in questi casi: in tutta fretta, chiama a raccolta i suoi, individua il primo capro espiatorio e prova ad allontanarlo in ogni modo, cercando di far piazza pulita intorno a lui ed al suo gregge. Senza aver alcuna certezza delle sue colpe e senza aspettare il giudizio d’una corte, confusamente s’incaponisce e lo tartassa in ogni sua esibizione. Il capro, accusando il colpo, però, resiste e continua a mostrarsi, aspettando il verdetto che gli spetta. Forse era troppo grave la colpa di costui, per poter continuare a vendere il suo prodotto come se nulla fosse accaduto; forse ha capito che, per grave che sia, quella colpa s’ha da dimostrare, anche se il circo è suo e se pensa di poterne fare ciò che vuole; forse, ha capito che, senza verdetto, il circo non si può ripulire e presentare nel suo massimo splendore; forse, ha capito che il verdetto farà del capro un ingiusto perseguitato, senza alcuna necessità d’espiazione. O, forse, il verdetto allontanerà il capro, ma sarà troppo tardi: anche i buoi saranno scappati.
Urge trovarne un altro da allontanare, al più presto. Nel circo, è di gran moda scommettere sulle diverse attività, ma vige una regola e va rispettata: pur essendo di gran tendenza, è vietato. Cerca di qua, cerca di là, qualcuno coglieremo in fallo! Il direttore, nell’intento di dare una bella spolverata ai suoi balocchi, richiama a raccolta i suoi ed ordina un’inchiesta. Non passa molto tempo e si trova il colpevole: è fatta! Ora sì che possiamo dimostrare ai siòri che il circo si sta pulendo. Ora sì che possiamo allontanare ogni preoccupazione. Il sistema è forte, corretto e sa difendersi dalle sue degenerazioni interne. Il sistema si autopulisce, espunge chi sbaglia, comminando pene adeguate alle colpe, e può ripartire. Con la stessa determinazione saranno scoperte anche colpe più gravi. Ma c’è un problema: l’inchiesta non si ferma, anzi. Pare che, leggendo i dati disponibili, gli investigatori abbiano scoperto che i colpevoli sono quasi trecento: non è solo uno ad aver scommesso, ahilui. Non penso che questi trecento occupino tutti una posizione in classifica molto bassa, tanto da non entrare in tabellone negli slam: si può pensare che i contratti firmati con sponsor, televisioni e direttori dei tornei saranno rispettati, se verranno squalificati quasi trecento giocatori contemporaneamente? Direi di no.
Urge una via d’uscita. Ne abbozzo due. O se ne squalificano dieci al mese, in modo da evitare che Marcos giochi le quali agli Australian Open, con evidente gran disdoro per il tennis, oppure si sceglie di insabbiare, per quanto si può, il risultato dell’inchiesta, inseguendo, che so, una pista precisa, magari una pista geografica, di facile lettura, di comoda percorrenza. Per caso, c’è di mezzo un italiano: è stato preso lui per primo. Andiamo avanti così, senza turbare troppo gli animi degli appassionati e le tasche preoccupate. La pista geografica, per altro, è già ben sperimentata: da quel che si sa, funziona pure. Non v’è pista argentina, infatti, che non mostri traccia di farmaco illecito. Non v’è pista russa, infatti, che non mostri orme di slealtà. Da oggi, non vi sarà pista italiana che non mostri impronte di scommesse.
Le regole devono essere rispettate sempre e da tutti. C’è stato qualcuno che ha provato ad infrangere le regole del tennis, la cui nobile essenza si esplicita nell’eliminazione diretta. C’è stato qualcuno che ha infranto la regola che vieta ai tennisti di scommettere. C’è stato, forse, qualcuno che ha condizionato l’esito di un match, corrompendo un giocatore (o entrambi), per potersi arricchire indegnamente, utilizzando, soprattutto, i siti di betting exchange. C’è stato qualcuno che ha condizionato l’esito di un match, assumendo sostanze dopanti.
La pena deve essere proporzionata alla colpa e non v’è alcuna pista da seguire, né geografica, né d’altra natura, se non quella delle indagini serie, condotte da investigatori esperti, garantendo agli imputati una giuria autorevole ed una difesa adeguata. Solo agendo in questo modo, si può pensare di liberare il tennis professionistico dai suoi affanni, cancellare i sospetti ed allontanare i fantasmi.
Marcos