La preparazione invernale degli azzurri. Quali obiettivi? (parte prima)
Inserito il 9 dicembre 2007 00:24 da Redazione editoriale in Editoriali
Con questo articolo esordisco in veste di editorialista sul prestigioso portale Tennisteen. Un doveroso ringraziamento va ad Alessandro Bianchi che mi ha offerto questa opportunità e a quanti, nel Forum, hanno mostrato di apprezzare i miei interventi, rendendo possibile tutto questo. Nel mio piccolo, spero di poter offrire un contributo utile e stimolante al dibattito fra gli appassionati e alla diffusione del nostro sport.La stagione 2007 è ormai alle spalle. Per il nostro movimento tennistico, i suoi verdetti sono chiari. Si è trattato di una annata che ricorderemo per un significativo ricambio generazionale nelle posizioni di vertice. Al prevedibile calo in classifica del veterano Davide Sanguinetti, alla sfortunata stagione di Daniele Bracciali, prossimo ai 30 anni, e alle difficoltà, in campo e fuori, di Alessio Di Mauro, che i 30 li ha già compiuti, ha corrisposto la tumultuosa avanzata dei due giovani più promettenti del tennis italiano: il ventiduenne Simone Bolelli e il ventenne Fabio Fognini.
Rispetto alla classifica di inizio anno, chiudiamo la stagione con lo stesso numero di giocatori nei primi 100, cinque. Ma il loro ranking medio è migliorato da 70 a 55,4, e soprattutto la loro età media è passata da quasi 27 anni a poco più di 23. Dunque, il 2007 è stato un anno positivo.
Ora è tempo di preparazione invernale, un periodo nel quale i giocatori e i loro coach, oltre a svolgere il necessario lavoro di richiamo fisico, hanno il tempo per pianificare e realizzare, lontano dallo stress della competizione e dei trasferimenti, interventi di carattere più strutturale sul fisico, sulla tecnica di esecuzione dei colpi, sulla tattica di gioco e sull’approccio mentale alla partita. Pertanto, aspettando l’inizio delle competizioni, ho cercato di ipotizzare gli elementi che, a mio avviso, potrebbero essere oggetto di miglioria da parte degli staff dei nostri 5 top 100: Potito Starace, Filippo Volandri, Andreas Seppi, Simone Bolelli e Fabio Fognini. In questo articolo, ci concentreremo sui primi due, i “terraioli doc” del nostro movimento, rimandando ad una prossima puntata la trattazione relativa ai tre giovani leoni.
Iniziamo da Starace. Potito lo scorso anno ha indubbiamente compiuto un salto di qualità, anzitutto sul piano fisico, migliorando spostamenti, brillantezza, capacità difensiva e tenuta alla distanza, e poi anche sul piano tecnico, mostrando progressi nel suo storico punto debole, il rovescio, divenuto più pesante nella traiettoria incrociata e soprattutto arricchito con un più frequente uso del lungolinea, una variante spesso vincente. Inoltre, è migliorata la gestione e l’efficacia del servizio, affiancando qualche variante di effetto (slice da destra), all’abituale kick. Grazie ai suoi progressi, e ai notevoli risultati raggiunti sul rosso, Starace si è affacciato intorno alla 30° posizione del ranking. Nel 2008, per rimanere a questi livelli dovrà cercare di vincere più match su cemento e indoor e contro avversari mediamente più forti (essendo obbligatoriamente iscritto a tutti i Masters Series). Se ne trae una conclusione ovvia: Poto deve lavorare per migliorare il suo rendimento sul veloce. Come? A mio avviso, in primo luogo con un ulteriore miglioramento della qualità fisica complessiva, sia per permettere alla delicata schiena del campano di reggere lo stress di molte più partite del solito sul duro, sia per migliorare ulteriormente spostamenti e reattività. Se riuscisse a diventare meno macchinoso, Poto, sul veloce, potrebbe più facilmente spostarsi per giocare il dritto, potrebbe riuscire a giocare un po’ più vicino al campo e potrebbe verticalizzare maggiormente il suo tennis, seguendo più spesso a rete sia le accelerazioni da fondo, sia il suo servizio, rendendo il suo repertorio più imprevedibile e completo. E qui veniamo agli aspetti tecnici: Starace deve migliorare i colpi di inizio gioco, non solo la risposta, ma anche la battuta. Il servizio di Poto, con il suo kick accentuato, è un gran colpo da terra rossa, ma è molto meno efficace sul veloce. Poto deve assolutamente costruirsi una variante piatta, aumentando la velocità e la penetrazione della prima palla, anche a costo di abbassare la percentuale. In questo modo, potrebbe più agevolmente eseguire anche sul rapido il suo schema preferito, l’uno-due servizio dritto. Mi rendo conto che non è semplice, ma se il nostro avrà lo stesso impegno e la stessa motivazione mostrata lo scorso anno, credo che si tratti di obiettivi alla sua portata.
E veniamo a Volandri. Filippo è ormai da 4 anni stabilmente collocato fra i primi 40 giocatori del mondo. Il principale punto di forza del livornese è costituito dalla sua eccellente base atletica: Filo è potente, veloce, reattivo e resistente, ed è molto professionale nella preparazione fisica. Il suo bagaglio tecnico in questi quattro anni non si è invece evoluto particolarmente. Volandri ha mostrato alcuni lievi miglioramenti nel servizio (che era davvero debolissimo nel 2003) e nella maggiore attitudine a seguire a rete le accelerazioni. Sulla amata terra rossa, il colpo base del gioco di Filo resta il rovescio incrociato, un colpo fra i migliori del circuito per penetrazione e continuità, mentre più falloso, meno sicuro e anche meno efficace è il dritto, nel quale il livornese a volte anticipa troppo l’entrata con la spalla e finisce per perdere coordinazione. A mio avviso, più che nel servizio, un movimento ormai cristallizzato e molto difficile da modificare, i maggiori margini di miglioramento Volandri li ha proprio sul dritto, che nella sua carriera ha funzionato benissimo solo a tratti (come al Foro lo scorso anno, con i risultati che sappiamo) ma che deve diventare più continuo e affidabile. Altri margini, più limitati, potrebbero consistere in un ulteriore perfezionamento del gioco al volo. Tuttavia, anche Volandri, come Starace, se vuole migliorare deve trovare il modo di essere più competitivo sul cemento. A differenza del campano, Filo, non ha nessun tipo di limite fisico a condizionargli il rendimento sul veloce. I suoi problemi sono di natura esclusivamente tecnica. A parte la questione del servizio, a mio avviso, il problema di Volandri sulle superfici rapide è che ci ha giocato talmente poco che deve ancora imparare a scegliere i colpi giusti a seconda della situazione. Non ha ancora idea di come giocarsi la partita, manca completamente di visione tattica, che invece ha abbastanza chiara sulla terra. Queste cose, a mio avviso, può acquisirle solo giocandoci sopra il più possibile, (credo che non avrebbe senso andare a fare la preparazione sulla terra rossa, a Maiorca o a Montecarlo) e riflettendo, magari rivedendosi in registrata, sulle scelte fatte (qui sono stato troppo dietro, qui ho accelerato troppo presto, qui ho seguito a rete un back corto, etc.). Non è un lavoro semplice, perché investe soprattutto la componente mentale, e devo confessare che nel caso di Filo sono meno ottimista sulla possibilità di sbloccare una situazione tecnica che pare ormai consolidata.
Entrambi i nostri giocatori compiranno 27 anni nel 2008. Per tutti e due, il tempo per toccare i propri limiti sta per fuggire. Questa constatazione deve essere il loro principale stimolo nel preparare la stagione che verrà. Alla prossima.
(fine prima parte-continua)
Roberto Commentucci