Cronaca di una serata di ordinaria follia
Inserito il 3 febbraio 2007 15:22 da Redazione in Editoriali
Nonostante il tema non coincida con l'argomento principe del
portale, ci sembra doveroso riportare alcune parole sugli avvenimenti
di Catania duranti i quali ha perso la vita un commissario di polizia.
Lasciamo il compito ad Alessandro Nizegorodcew, e alla sua rubrica "Perche' il Tennis?", in edizione doverosamente extratennistica.
Sono appena rientrato a casa dopo 4 ore di diretta, la maggior parte delle quali passate a parlare di ciò che oggi, anzi ormai ieri sera, è successo a Catania. E’ stato Maurizio Compagnoni, contattato per una semplice intervista telefonica, a dare a “C’è Musica in Campo” la notizia della scomparsa del commissario di polizia, deceduto in seguito all’esplosione di una bomba carta all’esterno dello stadio, all’interno del quale si stava svolgendo l’incontro di calcio Catania - Palermo. Si, perché proprio di calcio e di sport stiamo parlando, proprio di una partita di pallone, quel pallone che per tanti di noi è stato ed è tuttora un sogno. Quando il collega Compagnoni di Sky ha iniziato il suo intervento con Nuova Spazio Radio abbiamo subito capito che era successo qualcosa di grave. Le agenzie ancora non riportavano l’accaduto e le parole di Maurizio ci hanno fatto mutare gli iniziali sorrisi in momenti di inaspettata tensione. Ma la morte di Filippo Raciti ci ha davvero sorpreso? Io credo di no. Credo che sorprendersi ogni volta, dopo episodi di questo genere, non sia più possibile. Molti ascoltatori, intervenuti in trasmissione, hanno sottolineato, giustamente, come nei campi più sperduti di tutta Italia, nei campo di calcetto, nelle partite tra squadre giovanili, vengano sempre alla luce episodi raccapriccianti: tifosi che scavalcano le gradinate per prendere letteralmente a testate l’arbitro, genitori che insultano i ragazzini che stanno giocando al posto del proprio figlio, risse tra giocatori, staff e tifosi, tutti all’interno del rettangolo di gioco che, per l’occasione, si trasforma in un enorme ring ebbro di follia. Tra un ascoltatore e l’altro, Paolo, il fonico, mi chiama fuori dallo studio per farmi parlare con un ascoltatore che non vuole intervenire in diretta; si tratta di un poliziotto, sensibilmente scosso per l’accaduto. Parliamo qualche minuto e mi dice che lui si trova spesso allo stadio, a volte nelle vesti di poliziotto, a volte come tifoso. Il senso del discorso è semplice: che muoia un tifoso o un poliziotto poco cambia le cose; l’unica certezza è che ci sono evidenti problemi che il mondo del calcio non sa, non riesce, non può e forse non vuole risolvere. Tra tutti i tifosi che sono intervenuti, c’è un dato su tutti che fa riflettere; tifosi di tutte le squadre, dalla Lazio al Catania, dalla Roma al Milan, sembravano uniti da un unico pensiero: ci stanno togliendo il gioco più bello del mondo, ci stanno togliendo il pallone. E soprattutto ci vergogniamo tutti per quello che è successo; si perché siamo noi tifosi veri che facciamo funzionare questo mondo del calcio malato, siamo noi tifosi veri che paghiamo l’abbonamento a Sky, siamo noi tifosi veri che vorremmo che tutto fosse diverso e non troviamo le armi per cambiare davvero le cose, siamo noi tifosi veri che, alla fine, rimaniamo più colpiti da questi episodi, saremo noi tifosi veri, i soli a sognare ancora uno stadio senza recinzioni e senza barriere, a non dormire serenamente stanotte. Una vera colpa non è imputabile a nessuno di noi, ma c’è qualcuno stasera che, anche solo per un momento, non si è vergognato di essere un tifoso di questo sport? La domanda è retorica, la risposta scontata..
Cambierà davvero qualcosa? Credo di no. Ricomincerà presto il grande circo del calcio italiano? Sicuramente si. Torneremo tutti noi tifosi a seguire il campionato? Credo di si. Resterà qualcosa di questa sera in ognuno di noi? Spero proprio di si..
Alessandro Nizegorodcew