Quando i semi-sconosciuti mettono in difficoltà i campioni
Inserito il 29 maggio 2006 00:12 da Redazione in Editoriali
Nella prima giornata del Roland Garros, Federer e Sharapova ottengono la vittoria soffrendo non poco contro Hartfield e Washington, due giocatori che quasi nessuno conosceva… almeno fino ad ora…
Che inizio! Per la nuova rubrica, “Player of the day” che vi terrà compagnia per ogni giorno del Roland Garros, e per il torneo parigino che si è aperto ufficialmente oggi, per la prima volta nella sua storia nella giornata di domenica. E se il buongiorno si vede dal mattino…
Un torneo che promette davvero grandi sorprese. Nella prima giornata, dove in campo c’erano quasi esclusivamente match con un pronostico abbordabile è venuto fuori di tutto, o quasi… perché alla fine i “campioni” hanno vinto lo stesso, ma come?
Iniziamo dal numero 1 del mondo Roger Federer, arrivato qui a Parigi dopo le due finali consecutive a Montecarlo e Roma, opposto all’esordio ad un qualificato argentino, che, a differenza dei suoi connazionali, preferisce il cemento anziché la terra. Ma è sulla terra del Philippe Chatrier che riesce a giocare il suo primo match nel circuito maggiore, dopo una vita passata tra futures (due vittorie: in Cile nel 2004 e in Argentina nel 2005 entrambe sulla terra), challengers (due recentissime vittorie ad Atlanta e Tunica Resort, sempre sulla terra) e qualificazioni di tornei dello Slam (prima d’ora un solo turno superato a Wimbledon 2005). Arrivato a Parigi da numero 156, è riuscito a battere in sequenza Bogomolov Jr., il nostro Cipolla e il colombiano Falla, prima dell’ostico accoppiamento con lo svizzero. Un buon allenamento, nulla di più: doveva essere questo il pensiero subito dopo il sorteggio, ma le cose sono evidentemente cambiate dopo i primi tre giochi… 3-0 Hartfield con due break contro il numero 1 del mondo sul centrale del Roland Garros: un sogno!
Già… ma i sogni son desideri… basta crederci! A farlo però è Federer, che recupera immediatamente un break e al decimo gioco anche l’altro, prima di breakkarlo ancora e chiudere il primo set per 7/5. Chiunque adesso si aspetterebbe che sia Roger a comandare il gioco, ma non è proprio così: il qualificato argentino si procura, infatti, due palle break in apertura di secondo set, prontamente annullate dallo svizzero, il quale, però, risponde con quattro palle break nel secondo gioco, tutte annullate da Hartfield. Dopo una parentesi break e controbreak al quarto e quinto gioco e un decimo gioco con tre set point sprecati da Federer, si va dritti dritti al tiebreak, senza storia però e FedEx riesce a chiuderlo per 7-2. Adesso è proprio finita… 6/2 Federer il terzo, ma resta sotto gli occhi di tutti l’inizio spettacolare del venticinquenne di Obera, che ha saputo sfruttare a dovere i tanti errori (alla fine saranno 49) concessi dallo svizzero.
Altro campione, altro nome nuovo: Sharapova e Washington. O meglio, Masha e Mashona…
Un match che i bookmakers pronosticavano a senso unico (1.08 vs. 9.00) ma che ha riservato grandissime sorprese… andiamo con ordine: per chi non conoscesse Mashona, nata e cresciuta nel Michigan, compirà trent’anni mercoledì prossimo (auguri!) e si è regalata, contro la campionessa di Wimbledon 2004 e numero 4 del mondo Maria Sharapova, una bellissima prova di forza e di carattere. Una sfida non proprio inedita, dato che le due si erano già incontrate quattro volte (due nel circuito ITF) e non in tutte a vincere era stata la russa: nel loro primo incontro nel circuito WTA (negli ottavi di New Haven 2004) ad imporsi era stata proprio l’americana per 6/3 2/6 6/2. Nello stesso anno, nella finale del Japan Open, Masha vinse in scioltezza 6/0 6/1, confermando, allora, il suo status di numero 1.
E oggi, almeno nel primo set, sembrava proprio il classico primo turno di una testa di serie: 6/2 con due break al terzo e quinto gioco. Stessa sensazione anche in avvio di secondo set: 2/1 e servizio. Di lì a poco, però, la partita gira, precisamente al sesto gioco, quando l’americana, alla terza palla break, strappa il servizio e si riporta in gioco. E proprio lei, infatti, chiude il secondo parziale per 7/5.
A questo punto la partita, oltre che interessante, si fa anche bella: grandi giocate dalla due, specialmente Mashona, che incanta tutti (Sharapova compresa) con eccezionali soluzioni vincenti. Dopo una serie di palle break non sfruttate, la statunitense colpisce e, breakkando a 15, si porta 4/2 e servizio. La russa si spazientisce e inizia a sbagliare più del dovuto, regalando anche un match point alla sua avversaria, ma riesce a venirne fuori con la compostezza mentale e tattica. Sul 5/3 è però la Washington a servire per chiudere i conti, ma si fa prendere troppo dal cosiddetto “braccino”, e dopo altri due match point sprecati, concede il servizio alla Sharapova. Da lì in poi il match è già scritto: la Washington cede senza lottare e Maria, alla fine si salva, conquistandosi il match point con un notevole rovescio vincente in corsa.
Alla fine, però, a far notizia non è tanto la vittoria della bella siberiana, bensì l’abilità della Washington a metterla in seria difficoltà, andando anche ad un passo dalla vittoria. Alla nera americana è mancata però la zampata vincente, la determinazione nei punti che contano veramente, cose che le vere campionesse sfruttano a dovere, e se a trent’anni si è numero 97 del mondo, con un solo torneo in bacheca (e che torneo, un ITF da 75,000 $)… beh, un motivo ci sarà…
Giorgio Scorsone – TennisTeen.it