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Profili: Juan Martin del Potro
Era il 23 Maggio 2004 ed un tal argentino di nome JuanMartin Del Potro stava disputando la finale del Trofeo Bonfiglio, meglioconosciuto con la denominazione di Campionati Internazionali d’Italia. Glispettatori presenti avranno sicuramente apprezzato l’ottimo servizio e i buonicolpi da fondo di cui il giovane talento era a disposizione, ma nessuno sisarebbe aspettato di vederlo cinque anni dopo sconfiggere il numero 1 del mondoRafael Nadal. Il tempo è passato veloce, come i progressi effettuati graziealla cure del primo coach Macelo Gomez, poi dell’ora tecnico della FIT EduardoInfantino e dell’atttuale coach Franco Davin. Nonostante qualche ottimorisultato a livello challenger l’ingresso nel tennis che conta, ovvero i primi100 ATP, avviene a fine 2006 dopo solo un anno e mezzo di carriera a livelloprofessionistico. Il 2007 lo vede subito protagonista con la prima semifinaleATP raggiunta ad Adelaide, per il proseguo della stagione però i risultatiarrivano con il contagocce, fino alla stagione sul cemento americana. Su queicampi, i suoi preferiti, arrivano vittorie, punti e morale, prima il terzoturno a Cincinnati partendo dalle qualificazioni, poi il terzo turno agli USOpen, senza dimenticare il terzo turno raggiunto anche a Miami a Marzo. Ilfinale di stagione è “condito” da un altro terzo turno conquistato a Madrid sultappeto indoor. Tutti buoni risultati, ma quando il vero exploit?
Non sembra possibile nel 2008 quando dopo gli AustralianOpen si infortuna seriamente. Rientra dopo due mesi a Miami ma archivia unsecondo turno. La svolta arriva a Luglio, nessuno avrebbe mai pensato a deirisultati del genere: quattro tornei vinti consecutivamente (Stoccarda eKitzbuhel sulla terra rossa; Los Angeles e Washington sul cemento) ed i quartidi finale agli Us Open. Diventa il primo tennista nella storia a vincere il suoprimo titolo ATP seguito da altri tre tornei vinti consecutivamente. Ma nonfinisce qui, raggiunge la finale all’ATP di Tokyo ed entra per la prima voltain carriera nei primi 10 giocatori del mondo, guadagnando anche l’accesso alMaster di fine anno. Come ciliegina sulla torta ci sarebbe la finale di Coppa Davis,ma una seria lesione di tre millimetri all’aduttore destro subita durante ilprimo match dell’evento, lo costringe a dare forfait per il successivosingolare. L’Argentina perde, nonostante Juan Martin sia rimasto a bordo campoa seguire tutti i matches. D’altronde lo aveva dichiarato proprio dopo l’ultimapartita disputata agli Us Open contro Murray “Sento dolore in ogni parte del mio corpo”.
Dolore che dopo l’inverno è andato via e non gli ha impeditodi iniziare questa stagione nel migliore dei modi. Primo torneo ad Auckland,subito vittoria. Poi gli Australian Open e arrivano i quarti: questo Del Potronon si vuole proprio fermare.
Si torna dunque a Miami: cemento, caldo e ottimo stato diforma, tre fattori ben noti all’argentino, tre fattori che gli permisero dicompiere quella magnifica impresa la stagione scorsa. “Enano” lo sa, sa che nondeve temere nessuno, neanche il mostro sacro Rafael Nadal, in striscia positivada nove incontri dopo la vittoria di Indian Wells.
È proprio Nadal il suo avversario nei quarti di finale.Migliore occasione per batterlo non poteva capitare. Juan Martin la sfrutta,vince in tre set (6-4 3-6 7-6) , una partita splendida, dalle forti emozioni. Nonaveva mai battuto il numero 1 del mondo, ci aveva perso anche la settimanaprecedente ad Indian Wells in due set, 6-2 6-4. Questa volta però l’esito delmatch è cambiato.
“Ci ho sempre creduto,ho sempre provato a portare a casa la partita. L’ho battuto con il mio gioco econ la mia mente. Stavo comandando sempre gli scambi, è stata questa la chiaveche mi ha permesso di vincere il tie break decisivo” dice l’argentino al termine del match.
Anche il pubblico è stato di grande aiuto: “Erano molti gli argentini presenti. Mihanno dato un grande supporto. Va anche a loro un po’ di merito per questavittoria”.
In semifinale perderà poi da Andy Murray, ma grazie alpiazzamento in questo torneo ha raggiunto la posizione numero 5 del rankingATP.
Curiosità
Famiglia: Suopadre, Daniel, è stato giocatore semi-professionista di rugby in Argentina eora fa il veterinario.
Sua Mamma è un’insegnante.
Ha una sorella più piccola, Julieta.
Personali: Parlatre lingue, spagnolo, inglese ed italiano. È un grande appassionato di calcio,tifa Boca Juniors e Juventus.
Il suo idolo era Pete Sampras.
Oltre al calcio ama navigare su internet e ascoltare lamusica.
Statistiche
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Un viaggio nella Sunshine City
Arrivare all’aeroporto, uscire e ritrovarsi con un caldo di 30 gradi potrebbe far andare la mente ben oltre il semplice interesse per un torneo. In effetti quando si parla di Miami vengono citate le spiagge, i locali, il clima tropicale, non di certo il Master 1000 che ogni anno viene ospitato tra marzo ed aprile.
E invece a volte è bene andare controcorrente, recarsi in un magnifico posto non con lo specifico obiettivo di fare una vacanza, ma di seguire un torneo di tennis.
Appena si arriva a Crandon Park alla sinistra della strada si nota una spiaggia caraibica con palme e reti da beach volley mentre sulla destra compare la nota fontana, simbolo dell’ingresso del circolo tennis. Noi scegliamo di svoltare a destra e mai questa scelta si è rivelata più azzeccata. Nessuno avrebbe mai pensato all’inizio della manifestazione di poter assistere a tanti colpi di scena in soli 10 giorni di tennis, e invece per la mia fortuna, oserei dire per la fortuna di tutti gli appassionati, ci sono stati, eccome se ci sono stati.
Sarebbe alquanto banale seguire l’ordine cronologico, è meglio improntare il racconto sulla imprevedibilità.
Roger e la racchetta
Alzi la mano chi avrebbe mai pensato che Roger Federer avrebbe mai disintegrato a terra una racchetta. Così invece è stato. Durante il match di semifinale contro Novak Djokovic, dopo essere partito molto bene, lo svizzero si lasciava
andare, quasi irritato dai suoi stessi colpi, quei colpi che diversi mesi orsono lo avevano portato a vincere slam, dominare il circuito, e che ora non riuscivano più a centrare il rettangolo di gioco. Dritti steccati in tribuna, volee tirate nei piedi, rovesci fuori di metri, uno spettacolo triste per i numerosi spettatori presenti. Chi stava gustosamente mangiando il classico hot dog con serenità è rimasto pietrificato: panino in mano, bocca aperta e occhi spalancati. “No, non è possibile, non può essere Roger.” Invece era proprio lui dritto facile a metà campo tirato a rete e bam!, racchetta distrutta. Si capiva che qualcosa proprio non andava, il pubblico cercava di sostenerlo, di fargli ritrovare i suoi colpi; qualche cenno di ripresa c’era, ma non sufficiente, vinceva Djokovic, che nonostante tutto mostrava grande solidità da fondocampo e un buon stato di forma. Quello che rimane però è un gesto che da un campione come lo svizzero non ce lo saremmo mai aspettato, cosa c’è però dietro? Non può essere una reazione dovuta soltanto alla prestazione offerta, soprattutto perché anche altre volte era incappato in serie di errori abbastanza gravi, ma si era comunque sempre comportato con grande signorilità, qualità che lo ha sempre contraddistinto negli anni della maturità tennistica. Dico maturità tennistica perché Roger da “giovane” era solito a gesti nervosismo in campo, poi eliminati dopo tanto lavoro. Nessuna dichiarazione è stata rilasciata, neanche una di scuse verso il pubblico. La speranza è che sia soltanto il classico episodio isolato.
Vamos.. vamos Argentina, Vamos.. Vamos a Ganar
Questo era il coro che i numerosi tifosi Argentini cantavano saltando sulle tribune del campo centrale quando Juan Martin del Potro sconfiggeva Rafael Nadal in un match da mille e una notte. Lo spagnolo fresco vincitore di Indian Wells aveva sempre dimostrato un ottimo feeling con il Sony Ericsson Open. Dall’altra parte della rete però c’era un Del Potro amante degli hard courts americani, superficie dei due su quattro tornei vinti consecutivamente lo scorso anno: Los Angeles e Washington. Ad Indian Wells si era fermato ai quarti, questa volta non aveva l’intenzione di ripetersi.
Affidandosi al suo ottimo servizio e ad un break ottenuto al nono gioco, l’argentino strappava il primo set per 6 giochi a 4. Nonostante una grande pressione da fondo campo con entrambi i fondamentali Juan Martin si lasciava scappare Nadal cedendo il secondo set per 6-3 e finendo sotto 3 a 0 nel terzo. I tifosi si ammutolivano, la partita sembrvaa finita, ma il corazón del giocatore di Tandil diventava determinante, recuperava sul 3-3 pari. Dopo i tre match point annullati da Rafa sul 6-5, la svolta avveniva nel tie break quando altri tre match points di fila offrivano un’altra ghiotta occasione a JDM che finalmente chiudeva per la gioia dei suoi supporters. Una vittoria importante che oltre a regalargli la semifinale lo proietterà al numero 5 del ranking mondiale.
The Scottish Maestro
Un vero e proprio Maestro, Andy Murray. Che fosse in forma lo si era visto con la finale ad Indian Wells e che avesse un feeling particolare con Miami lo si era intuito dalle sue dichiarazioni:”Sono due anni che svolgo la preparazione invernale in Florida, proprio ad UM (University of Miami ndr)”.
Quelli che mancavano erano i fatti: detto fatto. Un torneo giocato da grande campione: battuti nell’ordine giocatori del calibro di Fernando Verdasco nei quarti (6-1 6-2 ndr), Juan Martin Del Potro in semifinale (6-1 5-7 6-2 ndr) e Novak Djokovic in finale (6-2 7-5 ndr).
Già, la finale: partita strana condizionata da alti e bassi di entrambi i giocatori. Il primo set scivolava via 6-2 con un
Djokovic molto falloso e un Murray molto solido. Nel secondo set, come da aspettative, è arrivava la reazione del serbo che si era addirittura ritrovato 5-2 sopra, grazie soprattutto ad un vistoso calo di concentrazione di Murray. Da quel punto però si ripetuva la situazione del primo set, “Nole” tornava ad essere falloso ed Andy ci credeva sempre di più fino a chiudere con una grande rimonta il set ed il match per 7-5.
Dalle dichiarazioni del vincitore a fine match emergono alcuni particolari interessanti:”Dopo averlo brekkato all’inizio del secondo set, Novak ha chiamato il fisioterapista, dopo la pausa ha cominciato a venire a rete per il 60-70% dei punti e io ho perso un po’ il ritmo, ma alla fine sono riuscito a rientrare in partita e gestire il match.”
Dopo Doha e Rotterdam quindi arriva il terzo sigillo stagionale che lo consolida sempre di più al quarto posto nel ranking ATP, oltre ad avvicinarlo al terzo posto occupato attualmente da Novak Djokovic: i punti che dividono i due sono soltanto 170.
Luca Coppola
Canottieri Casale-Tc Milano Bonacossa: 4-0
(Federica Grazioso)